Plantigradi
Orsi in Trentino, "l'unica strada possibile": la proposta della Biancofiore
Col cuore pesante mi sono recata ieri al cimitero di Caldes per deporre un fiore, in nome anche dell’Italia commossa che rappresento come parlamentare, sulla tomba di Andrea Papi. Da animalista convinta penso che le persone, il dolore inimmaginabile di una famiglia, di una madre alla quale hanno assurdamente dilaniato un figlio con modalità da preistoria, venga prima degli orsi. Sono pochi coloro che ad oggi si sono preoccupati di stare vicino alla famiglia, ho avuto quindi un lungo commuovente, straziante colloquio privato con i genitori, che rendo pubblico per loro volontà.
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Vorrei che tutti quelli che da giorni parlano a sproposito e senza ritegno della dinamica della morte di Andrea, avessero potuto vedere nel forte abbraccio che ho dato spontaneamente ai genitori, come fosse la famiglia di tutti gli italiani ammutoliti dal loro dramma, gli occhi pieni di lacrime composte, di profonda rabbia ma allo stesso tempo di speranza di potersi aggrappare a qualcuno che non li lasci soli, che li consoli non a parole, che li aiuti a diffondere la verità dei fatti e ad ottenere giustizia per Andrea.
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Non ho mai avuto ruoli amministrativi in regione e quindi non ero in condizione di agire, ma faccio politica in Trentino Alto Adige da 29 anni e mi sono sentita in dovere di fare quelle scuse alla mamma Franca, al papà Carlo e alla sorella Laura, che hanno richiesto alla politica che ha fallito senza se e senza ma e che incredibilmente non sono ancora arrivate da chi ha avuto la responsabilità del progetto “Life Ursus” e da chi ha ricoperto ed ha cariche pubbliche. Preferendo scaricare la colpa di una situazione da tempo conosciuta e sottovalutata sugli orsi incolpevoli di essere stati innestati in un territorio densamente popolato, totalmente inadatto a quella convivenza, soprattutto senza avere l’esperienza per governarla. La famiglia di Andrea ha dato a tutti una lezione di civiltà, di rara intelligenza e di una sensibilità inusuale nel non affogare il proprio dolore nella vendetta contro l’orsa, ma pretende rispetto per Andrea sul quale sono state diffuse falsità e incongruenze, difesa dalle infami offese pervenute da quei social che dovrebbero censurare insulti al dolore, e - a nome di tutti i trentini, una soluzione immediata per gli orsi.
Ho constatato personalmente come la gente della mia terra abbia paura in alcune valli di uscire di casa e si senta catapultata quotidianamente in un surreale Jurassic Park, ma il dramma di Andrea non è un film e non c’è stato il lieto fine nel quale l’umano sopravvive sempre. E ad oggi nulla di concreto è stato fatto, perdendosi tra carte bollate e battibecchi tra associazioni animaliste e provincia, col rischio che la tragedia possa ripetersi, il che fa fioccare anche le disdette turistiche per una comunicazione sbagliata che ha leso l’immagine della mia terra. Bene lo spray anti orso, ma nessun piano di trasferimento, nessun nuovo cartello di pericolo, nemmeno la chiusura delle strade forestali. Su una di queste, sulle quali usualmente camminiamo noi dei luoghi e i turisti, non tra gli arbusti dei boschi, correva Andrea come tanti altri nostri ragazzi, quando si è scontrato con l’animale. Ho conosciuto e accarezzato Whisky il suo dolcissimo cagnolino che lo accompagnava ovunque e che quel giorno Andrea aveva lasciato a casa per preservarlo dagli acciacchi dell’anzianità. Un ingrato destino quello di Andrea, se ci fosse stato lui forse avrebbe avvertito la presenza dell’orsa, l’avrebbe sviata da Andrea o forse sarebbe stato peggio.
Non lo sapremo mai, resta l’infinita tristezza non solo della famiglia ma anche quella che ho colto negli occhi del cagnolino. Andrea non era un runner e nemmeno un macellaio come sconsideratamente qualcuno ha detto. Era un ragazzo sano, puro, educato dalla famiglia a valori profondi come ancora capita nelle nostre valli, laureato in scienze motorie e dello sport. Un ragazzo sfortunato che si adattava ad ogni lavoro, anche umile, pur di guadagnare per realizzare il sogno di aprire una sua palestra. Un ragazzo che dovrebbe essere di esempio a tanti giovani italiani e a quegli sciocchi superficiali che rinnovando senza scrupolo il dolore dei genitori, non conoscendo nulla della nostra terra, dicono che se l’è andata a cercare. Dove sia finita l’umanità, mi chiedo. Spero e auspico che la giustizia faccia il suo corso e che la famiglia di Andrea vi trovi conforto, ma il loro auspicio è che la politica “qui ed ora” come si dice in psicologia, agisca subito per risolvere il problema dell’orso.
Ne ho parlato anche con loro che non incolpano qualcuno in particolare, perché chi governa oggi tra Vaia e Covid non aveva messo comprensibilmente tra le priorità gli orsi, ma serve immediatamente chi si dedichi solo ed esclusivamente alla soluzione. Chiederò pertanto al governo che attraverso il Premier Meloni è stato molto vicino alla famiglia e con lei il Presidente Mattarella, l’invio di un commissario nazionale che di concerto ovviamente con la Provincia, coi ministeri Ambiente, Difesa, Esteri, Protezione civile ma anche coi veterinari provinciali, associazioni animaliste, forestali , protezione civile ecc, provveda all’immediato trasferimento degli orsi dal Trentino in Paesi dalle sterminate e inabitate foreste. Lo dobbiamo ad Andrea, alla sua meravigliosa famiglia oggi anche un po’ mia e dei tanti che so condividermi, affinché il suo sacrificio non si ripeta, affinché il suo sangue non sia scusa per generare altro sangue, ma martirio ricordato come presidio di vita per tutti i trentini.
di Michaela Biancofiore