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Terzo Polo? Le comiche: Renzi e Calenda litigano anche se sono d'accordo

Salvatore Dama

 Riescono a litigare anche quando sono d’accordo. È il (triste) destino del terzo polo. Renziani e calendiani si sono presentati alle elezioni uniti e con lo stesso programma sulle riforme. Ma ora che si fa sul serio, dopo l’invito al dialogo a Palazzo Chigi, cominciano i distinguo. Per esempio: Azione dice no al presidenzialismo. Italia viva è molto favorevole, invece. Il modello che piace a Matteo Renzi è quello dell’elezione dei sindaci. Cosa che non convince Carlo Calenda. Lui non vuole tirare in mezzo il Quirinale (attualmente eletto dal Parlamento) in questo progetto di riforma. Poi il leader di Azione vuole dialogare con le altre opposizioni. Ma Italia viva dice no: loro con i grillini non si parlano. Insomma, il clima tra (ex?) soci è questo.

Comincia Calenda. A piantare paletti: «In un paese di guelfi e ghibellini, l’unica istituzione in cui ci siamo riconosciuti tutti è il presidente della Repubblica». Eva tenuta fuori dalle dinamiche elettorali. L’alternativa è l’elezione del presidente del Consiglio. Secondo il modello del sindaco. Pallino renziano su cui l’alleato ha più di un dubbio: «In Gran Bretagna avremmo ancora Boris Johnson e in Italia non ci sarebbe stata la sostituzione Conte-Draghi».
Tradotto: l’instabilità politica, certe volte, è provvidenziale.

Da Italia viva replica Maria Elena Boschi: «L’elezione diretta del presidente del Consiglio è una nostra proposta storica, consente di ridare voce ai cittadini. Insieme al sindaco d'Italia, poi, abbiamo avanzato anche la proposta di superamento del bicameralismo paritario. Meloni non l'ha escluso».

I renziani criticano Pd e Cinquestelle. Ma se la prendono anche con Calenda che sta provando a inseguirli: «Non è possibile un coordinamento con il M5S, che è contro le riforme. Italia viva», sottolinea Boschi, «è nata per fare le riforme e non siamo pregiudizialmente contro». Iv invita Calenda a non parlare in nome loro. E lui recepisce: «Vero, la posizione che esprimo io impegna solo Azione, siamo due partiti diversi...». Ma sull’apertura al dialogo insiste: «Se ti confronti con la maggioranza, devi farlo anche con le opposizioni, altrimenti tanto vale che entri in maggioranza». Altra replica. Stavolta di Raffaella Paita: «Più che il rischio di una nostra entrata in maggioranza, temo quello di un avvicinamento tra Conte e Calenda o Calenda e Schlein. Prospettiva poco dignitosa per i riformisti».