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Tasse, il titolo della "Stampa" che spiega perché la sinistra non vincerà mai
Dunque, procediamo con ordine. Accade che il governo guidato da Giorgia Meloni approvi un taglio al cuneo fiscale nei fatti sostanzioso: da 80 a 100 euro in più in busta paga ogni mese per chi ha un reddito fino a 35mila euro, per ora da luglio a dicembre, l'obiettivo è quello di far diventare il taglio strutturale, non temporaneo. E accade che subito dopo questa decisione la sinistra e la Cgil si scatenino contro il governo. Strano, vero?
In principio fu il pretesto del Primo Maggio. Ossia: il governo decide di tenere il Consiglio dei Ministri che avrebbe varato il taglio al cuneo proprio il Primo Maggio. E giù col diluvio di distinguo, proteste e attacchi. In primissima fila un ringhiante Maurizio Landini, segretario della Cgil, secondo il quale il Primo Maggio non si lavora punto e stop, che scempio!, figurarsi se a lavorare è il governo. Anzi, il governo di centrodestra. Anzi, di destra! Non va mica bene, per Landini, dato che così si rischia di oscurare le manifestazioni - di sinistra e sindacati - e il Concertone - di sinistra e sindacati -. Meloni, da par suo, ha risposto al sindacalista ricordandogli che allora, per coerenza, se il Primo Maggio non si lavora, non si dovrebbe neppure fare il Concertone, evento la cui realizzazione coinvolge centinaia, forse migliaia, di maestranze.
Poi, una volta terminato il CdM - niente conferenza stampa, solo un video della Meloni, ovviamente criticato: roba da fasciti! - ecco che la sinistra e i sindacati cambiano bersaglio: nel mirino, come detto in premessa, ci finisce proprio il taglio fiscale in sé e per sé. Per intendersi, Elly Schlein poco fa ha parlato di "profili ricattatori" nel provvedimento. Addirittura? Sì, secondo l'armocromosegretaria: perché - questa la sua peculiare ratio - lo si finanzia tagliando il reddito di cittadinanza. E dove stia il ricatto nel togliere fondi a un sussidio che ha determinato mille storture per metterli in modo pulito, diretto, nelle buste paga dei meno abbienti, francamente, non si capisce.
In parallelo i sindacati - tutti e tre insieme appassionatamente - si dicono pronti a manifestare contro le misure del governo Meloni. Repubblica esulta con titolaccio urlato in prima pagina: "Piazza Grande". Quanta gioia per la ritrovata unità della triplice. Landini addirittura evoca lo sciopero generale. Ragione della "Piazza Grande"? Alcune norme introdotte sui contratti che secondo le rappresentanze sindacali aumenterebbero la precarietà, con buona pace del taglio del cuneo, ridotto a questione periferica, residuale.
Insomma, il dado è tratto. Lo scenario è chiarissimo: tutti in piazza a manifestare contro il taglio delle tasse. Siamo al cortocircuito. E - cortocircuito nel cortocircuito - a fotografare la situazione con una lucidità disarmante (e probabilmente involontaria) è La Stampa, il quotidiano diretto da Massimo Giannini oggi primo punto di riferimento per la sinistra barricadera (o meglio, per il fronte del "Meloni è il male assoluto"). Siamo a pagina due dell'edizione di oggi, mercoledì 3 maggio. Il titolo del quotidiano torinese recita: "Cuneo tagliato per 6 mesi. Opposizioni all'attacco. Landini verso lo sciopero". Ovvero: tutti in piazza a manifestare contro il taglio delle tasse. E se non credete al fatto che quel titolo lo abbiano fatto davvero, bene, eccolo: