Rivolta radical chic

Elly Schlein, anche Gramellini la stronca: "Cosa mi aspettavo da lei"

Tommaso Montesano

A microfoni spenti e in chiaro il giudizio non cambia: quello di Elly Schlein su Vogue - con annessa confessione di affidarsi alla consulente armocromista da 300 euro l’ora - è stato un autogol. «Ha fatto ridere i polli...», ha ammesso quello che è stato, fino a poco tempo fa, un consulente della comunicazione del Nazareno.

Sui quotidiani abbondano i virgolettati con i quali i parlamentari dem confessano il loro imbarazzo di fronte all’uscita mediatica della segretaria. «Che poi: intervista esclusiva a Vogue - “nota rivista de sinistra” - rilasciata il 25 Aprile, la festa della Liberazione... non ho proprio parole. Forse sono sbagliato io», è il commento al vetriolo, ovviamente dietro anonimato, affidato al Corriere della Sera e proveniente dalla chat dei parlamentari del Pd.

Già, perché sotto accusa non finisce solo l’oggetto dell’intervista, la moda e le scelte di Elly, ma anche la tempistica. «Ecco perché non ha detto niente alla manifestazione, aveva l’esclusiva...». Un massacro. Ecco Il Giorno. «Non ne parliamo... le ironie si sprecano», è il pensiero attribuito a un senatore dem. E un altro, direttamente dal Nazareno, aggiunge: «Una cosa è andare da Cattelan a cantare Imagine (lo scorso 22 marzo, ndr), un’altra è l’armocromo o come si chiama...».

 

CENSURE PUBBLICHE
Il guaio, per Schlein, è che non mancano neanche le censure pubbliche per la maldestra uscita sulla rivista di moda. Il governatore campano Vincenzo De Luca, per dirne uno, ieri non si è fatto pregare e nel corso di una diretta Facebook ha messo il dito nella piaga: «Abbiamo appreso che la nuova segretaria del Pd si avvale della consulenza di una armocromista che si fa pagare 300 euro all’ora. La signora si chiama Enrica Chicchio. “Cacchio”, verrebbe da dire». E questo è solo l’antipasto. Prosegue De Luca: «Io vorrei suggerire una cosa all’onorevole Schlein: se mi paga la metà di quanto prende Enrica Chicchio, io sarei in grado di proporre un risultato, dal punto di vista cromatico, migliore». Caustica la chiosa: «Comunque siamo moderni e possiamo esserne lieti. Personalmente ho avuto un momento di commozione davanti a questa notizia».

Su La Stampa, un quotidiano che certo non può essere sospettato di ostilità nei confronti della segretaria dem, è andata addirittura peggio. La docente e scrittrice Maria Rosa Tomasello firma un commento che è tutto una censura: «Qualcosa stona in una scelta che sembra contrastare con le dichiarazioni della segretaria: “La grande avversaria dovrebbe essere la diseguaglianza” (...) è vero che esiste una evidente questione di opportunità (...) è lecito chiedersi chi siano le persone che il Pd di Elly intende rappresentare (...) l’uscita di Schlein segna una disconnessione con quel popolo» interessato a lavoro e salari più dignitosi. E se perfino Oliviero Toscani, elettore e sostenitore di Elly, ha qualcosa da ridire, allora significa che il tonfo mediatico è stato davvero fragoroso. Intervistato proprio dal giornale torinese, il fotografo, che pure difende la scelta di posare per Vogue, ammette che Schlein ha sbagliato servizio: «Ha sbagliato chi l’ha fotografata: quelle foto sono brutte. E ha sbagliato chi l’ha vestita. Lei è una ragazza in jeans con le sue giacchettine, deve continuare così». 

E invece è passata al trench. Fosse solo quello. «Il problema è che quella di Elly Schlein a Vogue non era un’intervista qualsiasi. Era la prima da segretaria del Pd, per di più alla vigilia della Festa del lavoro (...) mi sarei aspettato una conversazione sul salario minimo, o una di politica estera con i quotidiani stranieri, oppure una sui diritti civili con qualche settimanale popolare», sentenzia Massimo Gramellini, che alla passione della segretaria per l’armocromia dedica il suo “Caffè” sul Corriere della Sera.