Aria nuova?
25 Aprile, "quante parole sprecate": lo schiaffo del big Pd a Elly Schlein
Mentre il Pd accusa Giorgia Meloni di non aver detto abbastanza su 25 aprile e fascismo, nonostante la lunga lettera della premier al Corriere della Sera, c'è qualcuno che al Nazareno osa mettere in dubbio la retorica antifascista dei democratici. E' Michele Emiliano, governatore della Puglia, magistrato e che certamente nel bilancia interna del partito pende verso sinistra, che idealmente chiede a Elly Schlein un cambio di passo: "In Italia sono state sprecate troppe parole sul 25 aprile, e ne sono servite altrettante per celebrare questa festa adeguatamente. Non esistono polemiche simili per feste religiose o per il 2 giugno. Mi auguro che la Liberazione, con il passare del tempo e rassegnandosi tutti all'evidenza e ai fatti della storia, possa essere considerata con merito la festa di tutti gli italiani che non si sono arresi al nazifascismo". Dalla cerimonia per il 78° anniversario della Liberazione tenutsasi al Sacrario per i Caduti d'Oltremare di Bari, in qualche modo, le parole del governatore suonano come un ammonimento di fronte alla facile (e stantia) propaganda del suo stesso partito.
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Più dirette le critiche al Pd da parte dei suoi (possibili) alleati, a testimonianza di come le sensibilità all'interno delle opposizioni siano assai variegate. Secondo Carlo Calenda, leader di Azione, è apprezzabile l'intervento della Meloni: "Penso che ci sia una presa di posizione, poi possiamo discutere se si potevano usare parole diverse ma io credo che oggi tutti ci riconosciamo nella libertà e tutti ci riconosciamo nel fatto che quella libertà nasce con la sconfitta del nazifascismo ad opera degli alleati e ad opera della Resistenza, quando dico ad opera voglio dire con decine di migliaia di morti e forse oggi va fatto uno sforzo da parte di tutti, invece di sottolineare le divisioni cercare di rimetterle insieme". "Quindi - ha aggiunto dal Pantheon - dico: bene che la Meloni abbia riconosciuto questo, male che la seconda carica dello Stato (il presidente del Senato Ignazio La Russa, ndr) ancora non sia in grado di dire parole chiare anzi dice parole completamente sbagliate anche storicamente. Bene che si ricordi a sinistra il ruolo della Resistenza, male che lo si faccia solamente in relazione a quello che è successo qui tanti anni fa e non a quello che sta succedendo in Ucraina oggi. Proviamo a tenere insieme tutte queste cose in modo da diventare una democrazia matura, moderna".
Ucraina a parte, segue la stessa linea anche Giuseppe Conte, capo politico del Movimento 5 Stelle, secondo cui nella lettera della premier "molti punti sono assolutamente condivisibili. Credo che ci sia uno sforzo di cui dobbiamo prendere atto, con onestà intellettuale, nel voler fare dei passi avanti: d'accordissimo col rinnegare le nostalgie del fascismo, d'accordissimo sul fatto che non può essere una forza politica che dà legittimazione democratica alle altre perché lo fanno gli elettori". "Finalmente - spiega l'ex premier a margine della visita al Museo della Liberazione di via Tasso - iniziano a esserci le premesse perché questa sia una festa condivisa. Anche la Meloni vuole che sia una festa condivisa, rinnega le nostalgie del fascismo, e rivendica che non ci sia una legittimazione di una forza politica rispetto alle altre e su questo sono pienamente d'accordo. Non cerchiamo la polemica a tutti i costi. Nelle pieghe di qualche dichiarazione ci può essere svarione ma lavoriamo tutti per ciò che ci unisce".