Maternità surrogata
Elly Schlein, femministe sul piede di guerra: "No all'utero in affitto"
«Elly abbiamo un problema a sinistra»: cento femministe sono sul piede di guerra per la posizione della segretaria del Pd sull’utero in affitto. A chiederle conto e ragione sono state ieri le attiviste di varie associazioni – da Arcilesbica al Movimento delle donne di tutta Italia, dall'Udi alla Libreria delle donne di Milano – con tanto di lettera aperta in cui chiedono ufficialmente di essere ricevute al Nazareno. Lo scopo? Manifestare ad Elly Schlein il loro «profondissimo dissenso contro la surrogazione di maternità». Pratica che secondo la Corte Costituzionale «offende in modo intollerabile la dignità della donna» e che per le femministe «da troppe parti viene raccontata come solidarietà»: quando invece consiste «in un mercato dannoso e degradante».
«UNA STRUMENTALIZZAZIONE»
Durissima la ricostruzione che le attiviste fanno di certa propaganda subdola, a cui non si è sottratta in queste settimane gran parte della sinistra parlamentare: «È in corso uno spostamento del dibattito pubblico dalla surrogazione di maternità alla condizione giuridica dei nati a seguito dell'accesso a questa pratica». A cosa serve tutto ciò? «A costruire un racconto di discriminazione dei bambini per abituare la società ad accettare la surrogazione». Una strumentalizzazione bella e buona, dunque, della condizione dei minori per avallare l’utero in affitto. Un grave j’accuse e una grossa gatta da pelare per la Schlein che su questo tema (con grande disappunto da parte della minoranza cattolica del Pd) continua a glissare. Peccato per lei che non possa sfuggire, però, a ciò che è stato immortalato dalla diretta socia di febbraio scorso: quando – in un dibattito sulle primarie con Stefano Bonaccini al canale Torcha – disse apertamente sì alla maternità surrogata.
A complicare le cose ad Elly ci si sono messe pure le “famiglie arcobaleno”: quelle che hanno sfilato con lei e Beppe Sala a Milano contro il divieto della trascrizione automatica per i figli delle coppie omosessuali. Per le “famiglie arcobaleno”, insomma, non solo l’utero in affitto non deve essere reato ma non vi è alcun problema se tutto ciò viene fatto a pagamento. Già: a far crollare il castello di carta di Pd e soci sulla tesi che non ci sia alcuna correlazione fra la trascrizione automatica dei bambini e la maternità surrogata ci ha pensato la stessa associazione che sostiene i diritti omogenitoriali. Luogo “dell’autogol” la commissione Giustizia della Camera, dove i rappresentanti dell’associazione sono stati auditi nell’ambito dell’esame delle pdl in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadini italiani. «In Canada e negli Usa la gestazione per altri è un percorso strutturato e valorizzato» hanno esordito. «Le aspiranti gestanti ricevono un'informazione medica e legale completa, devono avere già avuto figli e le relative condizioni economiche sono verificate per garantire che non si trovino in condizione di bisogno o costrizione». Fin qui è la posizione – controversa e contrastata dalla Suprema Corte – che ricalca le tesi di chi in Italia “sponsorizza” l’utero in affitto come una sorta di servizio all’umanità.
Per le famiglie arcobaleno poi c’è un corollario che sembra proprio una scappatoia: «Una questione vocazionale può essere retribuita senza che si perda la dignità dei valori per cui ci si impegna. Se parliamo di persone libere di scegliere, bene informate e non sottoposte a pressioni psicologiche o economiche è difficile parlare di sfruttamento». Insomma, se è una “vocazione” cedere il proprio utero per portare in grembo un bambino per una coppia di due uomini che “pagheranno” per questo servizio che male c’è? Per le famiglie arcobaleno nessuno: resta un «valore». A fare pressione sul legislatore al grido di «I figli non si comprano, l'utero in affitto diventi reato universale» è arrivata la nuova campagna di affissioni di Pro Vita & Famiglia. A spiegarlo un’immagine shock: un bambino in un barattolo, «trattato come un prodotto da comprare in un supermercato» e l’invito a firmare la petizione popolare che ha già raggiunto 33mila firme. «I figli nascono solo da una mamma e da un papà – spiega il portavoce Jacopo Coghe – e hanno bisogno di crescere con entrambi, non essere trattati come oggetti e privati di uno dei due genitori, per i desideri ideologici di chi vuole avere figli a qualsiasi costo». Per i pro-life far diventare l'utero in affitto reato universale «è un'esigenza non più rimandabile. Auspichiamo quindi che la pdl sia approvata dal Parlamento in tempi rapidi, senza farsi irretire dai sindaci disobbedienti che, per mezzo delle trascrizioni anagrafiche, vorrebbero legittimare proprio questa aberrante pratica».