Agguato a Viale Mazzini

Report, bomba di fango sul figlio di Bruno Vespa: qui esplode la Rai

Daniele Priori

Una mina, rivelatasi poco più che un mortaretto, sotto le fondamenta di casa Vespa. A piazzarla, senza troppo successo, è stato Report, il programma di inchiesta giornalistica di RaiTre che nella puntata di lunedì sera è andato all’attacco di Federico Vespa, giornalista 44enne, figlio del conduttore di Porta a Porta. A svegliare la curiosità di Giuseppe Mottola, il cronista messosi sulle tracce del noto rampollo, fatti, o forse meglio sarebbe dire voci e intercettazioni risalenti a una decina di anni fa che vedono come protagonisti: il giornalista radiofonico Federico Vespa e la signora Giacoma Chiarelli, moglie dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro allora detenuto nel carcere di Rebibbia in seguito alla condanna a cinque anni per favoreggiamento, scontata tra il 2011 e il 2015. Ma cosa c’entra il figlio di Bruno Vespa nella vicenda? In pochi sanno che il giornalista, a tutti noto per la carriera radiofonica, prima su Rtl, ora su IsoRadio, svolge collateralmente attività di volontariato in carcere come direttore responsabile della rivista Dietro il cancello, della quale proprio Totò Cuffaro in quegli annidi detenzione, fu uno dei redattori.

 

 

 

ATTACCO MIRATO

Vespa è stato intercettato (telefonate ovviamente messe in onda da Report) mentre rassicurava la signora Cuffaro sulla possibilità di far giungere al marito dei fogli. Peccato che lo scoop non ci sia. L’inchiesta si è infatti chiusa in un nulla di fatto e Federico Vespa non sia mai stato neppure indagato per la vicenda. Troppo grosso l’obiettivo, però, per mollare la presa così facilmente. Sicché Report è andata avanti con la convinzione che spesso caratterizza il contenitore, capace di spingere il piede sull’acceleratore dell’approfondimento ben oltre l’inchiesta e lasciando trasparire quasi una certa convinzione e la conseguente volontà di far quadrare purchessia quelli che sono in realtà poco più che teoremi. Anche perché non è solo di presunti pizzini, sui quali le indagini, come detto, si sono chiuse con un nulla di fatto, quanto più sulle cooperative, oggi con bilanci milionari, che vedono coinvolti familiari dell’ex Nar, Luigi Ciavardini, condannato per la strage di Bologna e del quale Federico Vespa si proclama amico, non credendo alla sua colpevolezza nel terribile attentato terroristico avvenuto alla stazione del capoluogo emiliano nell’agosto del 1980.

 

 

 

Totò Cuffaro e i suoi fogli, insomma, così come il ruolo da giornalista volontario di Vespa Jr a Rebibbia, sono in realtà solo il contorno di una ricostruzione che mira dritto al cuore della destra oggi il governo, (nel mirino di Report anche il sottosegretario all’Ambiente, Claudio Barbaro). Tutto ciò quando mancano, come è noto, poche settimane alle attese nomine dei nuovi vertici Rai e ogni particolare, si sa, può far buon brodo a una sinistra che non vorrebbe in nessun modo mollare poltrone e spazi a viale Mazzini.

 

 

 

NUOVI VERTICI

A partire dalla direzione generale, oggi in testa a Carlo Fuortes, fino alle direzioni di telegiornali e alla conduzione degli spazi di approfondimento. Tanto vale, dunque, attaccare Palazzo Chigi e dintorni. Anche se si vanno a colpire colleghi mai sfiorati da inchieste giudiziarie. Di killeraggio in tal senso ha parlato in una nota il capo politico del gruppo Noi Moderati, Maurizio Lupi, in passato già membro della Commissione di Vigilanza sulla Rai, della quale l’esponente di centrodestra ha chiesto l’immediato intervento: «Utilizzare una vecchia inchiesta per raccontare collusioni inesistenti tra il giornalista Federico Vespa e il mondo dell’estrema destra è gravissimo. Se non si fosse trattato del figlio di Bruno Vespa, il servizio andrebbe in onda ugualmente?» si chiede Lupi, concludendo che «il dubbio è più che legittimo».