lo scontro
La sinistra spara sulle Fosse Ardeatine
È come aggiungere buio al buio, è appendere la pietas alle parole. Inventarsi un assalto antifascista alla sintassi della Presidente del Consiglio nella giornata in cui si onorano (dopo averne finalmente rivelati tutti i nomi) le vittime delle Fosse Ardeatine, be’, non pare il massimo dell’eleganza. Invece è accaduto che, nel 79esimo anniversario dell’eccidio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello del Senato Ignazio La Russa presenziavano; e che Giorgia Meloni, dal Consiglio europeo di Bruxelles abbia inviato un sentito comunicato. La nota ricordava la strage delle Fosse, che ha segnato «una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale» visto che «335 italiani innocenti furono barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’attacco partigiano di via Rasella: 335 innocenti massacrati solo perché italiani».
UN INVITO ALLA MEMORIA
a qui l’invito di Meloni- rivolto a istituzioni, scuola e mondo dell'informazione - a tramandare il ricordo di quei martiri e a portare avanti il racconto ai giovani di quanto accadde il 24 marzo 1944. «La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno», conclude lei. Ma, naturalmente, a causa di una oramai sempre più frequente distonia semantica, dal discorso della premier è stata estrapolata solo la frase «perché italiani». E se n’è fatta carne da cannone. Prima ha cominciato l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani senza partigiani, che nella figura dell’ineffabile presidente Pagliarulo subito trasmetteva alle agenzie che Giorgia «non ricorda tutto», e quindi precisa «che, certo, erano italiani, ma furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici, gli ebrei». Inoltre, prosegue, «è doveroso aggiungere che la lista di una parte di coloro che, come ha affermato Meloni, sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste, è stata compilata con la complicità del questore Pietro Caruso, del ministro dell’Interno della repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, del criminale di guerra Pietro Koch, tutti fascisti».
Certo che è doveroso. Dalle rappresaglie naziste dopo la strage di via Rasella mancavano una cinquantina di civili da ammazzare, e i fascisti di Salò aiutarono a compilarne la lista.
Ma Meloni ha mandato due righe di doveroso omaggio, non un saggio storiografico. Epperò, dopo l’Anpi, ecco scatenarsi: il Pd con molti tra cui la giovine Chiara Gribaudo («Le rinfresco la memoria e il vocabolario, Presidente»); Roberto Fico e il M5S in blocco («È compito delle istituzioni e della politica tutta non indugiare sulle responsabilità e le complicità del fascismo» ); e, doverosamente, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana; e Azione con Daniela Ruffino «rimuovere o distorcere la storia equivale a negarla». Interviene perfino Ornella Vanoni, neanche fosse Franco Cardini, a cavalcare lo svarione storico della Meloni. Distorsione della storia, manipolazione della realtà, sostegno indiretto del nazifascismo: le leggiadre accuse levatesi verso Giorgia diventano una fantasmagoria.
Lei spiega: «Li ho definiti italiani. Perché, gli antifascisti non sono italiani? Mi pare sia onnicomprensivo», e, a cotè, arriva «la condanna totale» (già da Meloni ribadita nel discorso d’insediamento a Palazzo Chigi) del suo ministro Valditara riguardo al «totalitarismo e barbarie nazifascista a cominciare dalle scuole». Ora, le vittime delle Fosse Ardeatine furono, secondo i manuali prigionieri politici, detenuti comuni tra cui, effettivamente, moltissimi antifascisti. Ma erano tutti italiani, perché secondo il preteso «diritto di rappresaglia» dei nazisti, la “rappresaglia stessa era un’azione militare punitiva caratterizzata da inumanità e da violenza indiscriminata, posta in essere da una forza occupante ai danni della popolazione civile della regione occupata”. Cioè: per ogni militare tedesco morto, si doveva uccidere un tot di civili italiani. E tra gli italiani c’erano tutte le categorie sopraccitate; e –questo sì, come si dicevaper completare la lista della gente da ammazzare, non rientrando nel computo dei Todeskaniddaten dei candidati a morte fatto dal colonello Kappler, le donne e i non colpevoli di reati passibili di condanna a morte, si cercarono vittime sacrificali altrove.
SETTANTACINQUE EBREI
E lì si aggiunsero 75 ebrei (alcuni, sì, non italiani ma residenti), 8 antifascisti di religione ebraica 10 «comunisti», 37 militari italiani e perfino Aldo Finzi, ebreo con un importante passato di amicizia e collaborazione con Mussolini. Le Fosse non furono riempite solo col criterio dell’antifascismo. Sicchè l’idea dell’italianità come accezione «onnicomprensiva» delle vittime delle Fosse Ardeatine non è tecnicamente sbagliata. Invece è sbagliato, e logorante e irrispettoso verso la tragedia (pur se giornalisticamente congruo) che noi ci si trovi costretti, qui, a discuterne. Noi e l’Anpi...