virata a sinistra
Chiara Gribaudo, chi è davvero la coinquilina della Schlein
C’è la coinquilina, l’ex sardina, la moglie del capocorrente, l’esperta di urbanistica e ci sono le paladine delle battaglie femministe all’interno del Pd. Il cerchio magico di Elly Schlein è composto anche da alcuni uomini, mala nuova segretaria ambientalista, pacifista, lesbica, attivista, può contare su un “gineceo” dentro e fuori il Parlamento. Si tratta di figure femminili e battagliere d’accordo sul «no al maschio solo al comando», pronte a conquistare la ribalta di chi è sul carro della vincitrice. Le chiameremo per semplicità “Ellyne”: amiche, colleghe, consigliere, artefici del successo della 37enne che si è presa il partito grazie al voto dei gazebo, dopo che i circoli avevano incoronato Stefano Bonaccini. Chiara Gribaudo da Cuneo, educatrice professionale, è forse la più vicina alla “capa” dem, anche dal punto di vista fisico. Intanto perché le due dividono lo stesso appartamento a Roma, come spesso accade a parlamentari fuori sede, poi mangiano insieme quando capita («nessuna delle due ha tempo di fare la spesa») e si spartiscono bollette e incombenze domestiche. La casa non è grande, ha spiegato la deputata piemontese a Un giorno da Pecora, «sono due stanze, un bagno e un cucinino. Ma tanto Elly non c’è mai e anche io non ci sono spesso».
A fine mese, tuttavia, la condivisione terminerà perché Schlein ora ha bisogno di una location adatta al ruolo e anche Gribaudo traslocherà, alla ricerca di una vera cucina. La coordinatrice nazionale dei comitati pro-Schlein che si è tanto impegnata alle primarie, il 12 marzo è stata nominata vicepresidente del partito, cotitolare insieme alla pugliese Loredana Capone, e per lei si parla anche di una promozione a capogruppo alla Camera, nel caso in cui la segretaria decidesse di congedare l’attuale, Debora Serracchiani. Cinguettatrice seriale, la 41enne cuneese, che è alla terza legislatura e fa politica da quando aveva vent’anni, ha un programma da centro sociale: «Senza dubbio vogliamo legalizzare la cannabis», ha detto alla radio, senza nascondere di essersi fatta qualche spinello: «Non ricordo se a un concerto o a un festival musicale».
CRITICHE SOCIAL
L’altro giorno Chiara ha scritto un post contro Giorgia Meloni ospite della Cgil; naturalmente è andata con sindacati e associazioni a Cutro rimediando critiche sui social («dov’eri quando queste tragedie avvenivano durante i governi piddini Letta Renzi e Gentiloni?», «che ipocrisia», «sciacalla», «andate in Africa»); e sabato 4 marzo ha sfilato a Firenze alla manifestazione “per la scuola”, che in realtà era un corteo organizzato contro quel facinoroso del ministro Valditara. Annoverata nel gruppo degli “orfiniani”, la vicepresidente dem respinge però ogni appartenenza a correnti varie, forse perché punta a fare convergere su di sé tutto il partito in vista delle Regionali del Piemonte del prossimo anno dove dovrebbe sfidare il governatore azzurro Alberto Cirio. Michela Di Biase è una super “ellyna” romana de Roma, quartiere Alessandrino-Centocelle, non vuole essere definita “la moglie di” perché giura e rivendica di essersi fatta tutta la gavetta politica da sola - dal municipio al consiglio comunale fino allo scranno di Montecitorio- e come osano i maligni mettere in dubbio i suoi meriti e le sue capacità e anche solo insinuare che sia stata agevolata dal potente marito? Classe 1980, militante dei Ds dal 2006, Michela non ci sta. Dario l’ho conosciuto dopo, insiste.
Dario è Franceschini, ministro dei Beni Culturali più longevo del Paese, solo ora diventato ex, visto che con questo governo sarebbe stato troppo. Dominus della corrente Areadem, il capo della defunta Margherita prima dei colleghi ha intuito il potenziale della Schlein per scompaginare gli equilibri al Nazareno e si è adoperato dando retta alla giovane moglie. Raccontano che lui, Dario, abbia lavorato molto dietro le quinte usando le sue conoscenze e il suo bacino di consensi, mentre la consorte ha spianato la strada all’avversaria di Bonaccini lavorando con lei sul campo, aprendole le porte giuste dell’ingarbugliato Pd di Roma e mettendoci la faccia, come la sera del verdetto immortalato dall’abbraccio tra le due nel comitato elettorale sulla Prenestina: Schlein in jeans, giacca oversize e scarpe da ginnastica, come una studentessa americana al campus, Di Biase precisa nel suo tailleur blu da signora ministro, anzi ministra, perché lady Franceschini lotta per le donne e assicura che «Elly ha fatto bene a puntare il dito contro i cacicchi», termine, ques’ultimo, che indica i capibastone, quindi anche Franceschini.
«Elly non si riferiva certo a mio marito, ma ai tesseramenti in Campania», ha risposto l’ex consigliera capitolina incalzata da Lilli Gruber sul tema. Di Biase nel 2020 ha anche fondato l’associazione Fare, che sta per “femminista, ambientalista, radicale, europeista”. Insomma, un’altra pasionaria come Laura Boldrini, a pieno titolo iscritta nel gruppo delle “Ellyne” se non altro perché è stata tra le prime a dichiararsi a favore della ex ragazza di Occupy Pd. Non poteva mancare Cecilia D’Elia, senatrice e portavoce delle donne dem. Così felice per il successo della nuova amica di Francesca Pascale da essersi commossa e avere affermato, scivolando sulla metafora, che «nel Partito democratico è accaduto un terremoto, uno scossone che ci riempie di responsabilità e ci rimette nella scena politica. Con Schlein» ha aggiunto, «esiste una leadership ma anche un “Noi” che riconosce nella comunità plurale un corpo vivo».
LA VECCHIA GUARDIA
A Livia Turco, ex ministra della Salute nonché madre del femminismo ulivista, la neosegretaria ha dedicato domenica scorsa, alla Nuvola, un lungo applauso di ringraziamento. E lei in un’intervista ha ricambiato così: «Schlein non è solo la prima segretaria della sinistra, ma l’espressione di una leadership nuova che unisce coraggio e autorevolezza». Per Turco subito una poltrona alla direzione nazionale del Pd. Idem Marina Sereni, ex parlamentare già viceministro degli Esteri, di fede franceschiniana, convinta che ora ci sarà una primavera di rigenerazione per la comunità dem. Mentre tra i volti del momento, nonostante sia stata eletta già nel 2008, c’è Chiara Braga, 43enne comasca, urbanista, con una lunga carriera sia da vicesindaco che da assessore e il pallino dell’ambiente e dei rifiuti. Relatrice nel 2014 del cosiddetto decreto “Sblocca Italia”, Braga è una fan della transizione ecologica e sulle rimostranze dell’esecutivo a proposito delle imposizioni europee in materia di case green, il suo argomento è il seguente: «Il governo è dalla parte sbagliata della storia». Stop. Pure per lei si ipotizza il ruolo di capogruppo alla Camera, intanto sabato era in piazza a Milano a sfilare con le famiglie arcobaleno accanto a Stefania Bonaldi, altra presenza della pinkroom del Pd ellyno in quanto coordinatrice degli amministratori pro-Schlein.
Si tratta della ex “sindachessa” di Crema, paladina dei diritti nonché vicinissima alla lady Oscar del Nazareno che per cinque anni ha registrato i bambini figli di coppie gay e sui migranti ha una ricetta degna di Fratoianni: «Abolire il reato di clandestinità». Rottamate le Sardine, la calabrese Jasmine Cristallo, 41 anni, è entrata a tutti gli effetti nel magico mondo di ellyesse, pure lei scelta nell’Assemblea nazionale. È il suo uno dei volti del nuovo corso democrat, infatti imperversa su siti e tv sebbene avesse detto che in caso di vittoria della Meloni alle Politiche avrebbe lasciato l’Italia per la Spagna. Perché non è partita?, le hanno chiesto. «Perché adesso è importante essere qui». Distante dalla leader sulla guerra in Ucraina, si batte per legalizzare le droghe leggere e sulle alleanze ha idee chiare: tra Conte e Renzi meglio «il primo tutta la vita». Con agganci stretti in Rai e carta stampata, tifa per un ritorno dei giallorossi e vorrebbe che il Sud si mobilitasse contro la riforma dell’Autonomia. Insomma, tra le “Ellyne” la meno scatenata pare proprio la segretaria.