Subito disastro
Elly Schlein, "ho vinto e decido io". Voci rovinose: rivolta Pd
I nodi per Elly Schlein stanno già venendo al pettine. A meno di una settimana dalla sua elezione, a sorpresa, a segretaria del Pd, deve girò fare i conti con i malumori dei capicorrente democratici, quegli stessi capibastone contro cui ha fatto una spietata campagna elettorale, accusando il rivale Stefano Bonaccini di rappresentare il vecchio apparato, salvo poi doverne ringraziare più di qualcuno per il sostegno decisivo datole durante la campagna per le primarie. Un bel paradosso, non c'è che dire, ma quando si parla del Pd le situazioni cortocircuito sono di casa.
Secondo Alberto Maggi, in un retroscena per Affaritaliani.it, a indispettire i big democratici sarebbe l'atteggiamento della neo-leader, che sarebbe entrata al Nazareno al motto "io ho vinto le primarie, io comando e decido". La Schlein non avrebbe manifestato alcuna intenzione, almeno finora, di ascoltare chi ha comandato nel partito fino a qualche giorno fa, forse temendo la classica rete di trame oscure e pugnalate dietro la schiena che caratterizzano il Pd fin dalla sua nascita, 15 anni fa.
I nomi che hanno puntato tutto sulla Schlein per non dover sloggiare, convinti forse di poterla poi guidare (anzi, "manovrare") a loro piacimento rimanendo dietro le quinte, sono pesanti: Dario Franceschini, Peppe Provenzano, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti, Francesco Boccia.
"Probabilmente pensavano di avere maggior voce in capitolo e di poter comandare ancora, si sono sbagliati di grosso", rivela nel retroscena un ex deputato dem. Il grosso problema per Elly, però, è che sembra essersi fatta terra bruciata intorno a 360%, non avendo grandi rapporti, ovviamente, nemmeno con Lorenzo Guerini, leader di Base riformista e sostenitore di Bonaccini. Difficile per pensare che per ribaltare un partito-elefante come il Pd possa bastare l'appoggio di Mattia Santori, Marco Furfaro e qualche altra seconda linea.