Nuovo corso?
Elly Schlein, "Dario Franceschini e signora all'incasso"
L'uomo giusto per tutte le stagioni. Se c'è un personaggio della politica che interpreta al meglio la versatilità nel posizionarsi nei posti chiave del Partito democratico quello è Dario Franceschini che ha anche la grande capacità di fiutare l'aria che gli permette di posizionarsi sempre dal lato giusto del partito per poi raccogline i frutti. Ora che Elly Schlein è stata eletta segretaria passerà all'incasso per lui e per la moglie, la neodeputata Michela Di Biase. Secondo Dagospia sembra che sia stata proprio lei a convincere il marito ad appoggiare la candidata svizzero-italiana, data per sfavorita, e ora si appresta a riscuotere: si fa il suo nome per la squadra della nuova segretaria Pd, ma anche come nuova capogruppo alla Camera. Quanto all'ex ministro della Cultura un incarico nel partito sarebbe riduttivo, e anche inutile: comanda già così, e poi Elly Schlein non può rimangiarsi quanto detto in campagna elettorale: "Io non ho promesso nulla". Di certo, fa notare Paolo Bracalini sul Giornale, c'è il tweet di Alberto Losacco, senatore e fedelissimo dell’ex ministro Pd. Solo il faccino sorridente con gli occhiali da sole, e una foto di Franceschini. Come dire, ha vinto Dario, e noi con lui. Non una novità per lui.
Bracalini inanella la serie di incarichi e poltrone dell'ex democrastiano. Subito numero due di Walter Veltroni segretario Pd, poi ne prende il testimone fino al 2009 quando viene sconfitto da Bersani. È lì che Franceschini si organizza come capocorrente e king maker del partito, portando in dote a Bersani i suoi voti per fargli vincere le primarie della coalizione nel 2012, contro Renzi. E vince. Ma solo un anno dopo il colpo di scena. Franceschini cambia cavallo, e alle primarie del Pd sostiene Renzi contro Bersani. E rivince. Poi Renzi cade, ma Franceschini ovviamente no. Tocca a Zingaretti guidare il Pd. Con l’appoggio di chi? Ovviamente della corrente di Franceschini, che come al solito si ritrova nella parte vincente del partito. E incassa il dividendo. Nel frattempo infatti, grazie al suo peso nel Pd e alla sua vicinanza al segretario di turno, è riuscito a fare il ministro con tutti i governi: quello di Letta, quello di Renzi, quello di Gentiloni che arriva dopo le dimissioni di Renzi. E poi riesce a entrare nel governo anche con Conte, e pure con Draghi. É riuscito a prendersi una nomina anche con il Pd sconfitto alle elezioni: presidente della Giunta delle elezioni, al Senato.