Il conflitto
Russia-Ucraina, Alessandro Sallusti: perché schierarsi è obbligatorio
Giorgia Meloni in Ucraina, commossa tra le macerie dei bombardamenti russi è un fatto con un alto valore simbolico ed emotivo. E mettiamoci pure la sostanza dell’incontro con il presidente Zelensky nel quale, immagino, la premier avrà ribadito l’impegno di fornire al suo popolo, e al suo esercito, al di là di ogni ragionevole dubbio tutto l’aiuto che è nelle possibilità del nostro Paese. Ma il fatto più rilevante è stato vedere l’Italia muoversi da protagonista affidabile sullo scenario internazionale. Sulla guerra ognuno è libero di pensarla come vuole ma questa è una partita dalla quale non era e non è possibile chiamarsi fuori, pena finire in un isolamento politico ed economico dagli effetti, quelli sì, devastanti.
La visita in Ucraina della premier giovane ma già a suo agio sui terreni che contano va oltre il merito della questione guerra, per la quale, sia detto con onestà, noi più di tanto difficilmente possiamo incidere non essendo una potenza militare. Perché il tavolo della guerra, e la ricerca di una soluzione di pace, è contiguo ad altri tavoli dove si giocano partite economiche e sociali mi riferisco in particolare a quelli dell’Unione europea- dove non si parla di missili e carri armati ma di energia, di imprese da sostenere, di flussi migratori da regolare e via dicendo, tutti temi che ben conosciamo e che tanto ci stanno a cuore. Ora, al di là della sincera adesione alla causa ucraina, se l’Italia si rifiutasse di giocare in modo leale la partita di Kiev dubito fortemente che all’Italia farebbero toccare palla in tutte le altre partite, è una questione di credibilità ed autorevolezza. Ieri si è visto in modo plastico che l’Italia non scappa, non si tira indietro da situazioni pericolose per calcoli sul consenso elettorale interno (l’opinione pubblica, è noto, non è particolarmente felice di questo coinvolgimento) né per interessi di bottega.
Non mettiamo elmetti che non abbiamo ma neppure disertiamo dall’Occidente attaccato e ferito. Tutto questo si chiama “avere una politica estera” chiara indipendentemente dalle beghe di bottega e dai distinguo che esistono anche dentro la maggioranza. Vuoi vedere che stiamo per diventare una Nazione dopo aver passato lustri a fare la parte della Cenerentola, per di più lamentosa e rancorosa per un infondato ma radicato complesso di inferiorità?
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