Lo sgambetto con un tweet
Berlusconi, lo sfregio del Ppe? Il vero piano del Cavaliere
«A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo». Con questo tweet, Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo, ha scomunicato ieri Silvio Berlusconi in quanto traditore dell’Occidente. Che ha fatto Silvio? Qual è stata la colpa del Cavaliere? Cosa diavolo ha combinato l’ex premier perché questo democristiano bavarese - sconosciuto secondo sondaggi germanici al 75 per cento dei tedeschi, figuriamoci nel resto del mondo – lanciasse l’anatema contro di lui e di fatto contro trent’anni di storia dell’Italia e della Nato?
Semplice. Berlusconi ha parlato male di Zelensky. Tutto lì. Una volta il divieto valeva per Garibaldi, ed era un simpatico motteggio, adesso si applica per davvero al presidente dell’Ucraina, e non fa ridere. Ma che razza di potere da ipostasi divina si concentra nella figura dell’ex comico! Non è una domanda, ma una constatazione che suscita essa sì qualche quesito esistenziale sulla identità nostra e dell’Occidente. Volodymyr un giorno rimbrotta il Papa tramite ambasciatore perché Francesco ha osato includere una ragazza russa nella Via Crucis, quell’altro vieta – per sempre?- qualunque partito tranne il suo, proibisce alle minoranze di parlare la lingua materna e tanto più di insegnarla nelle scuole. Non solo ai cittadini ucraini russofoni, ma persino ai romeni della Bessarabia: non è una ritorsione contro Putin, ma una forma di pulizia etnica.
L'Europa acconsente. E in particolare il Ppe, il cui partito fondatore ci pare avesse scritto “Libertas” sullo stemma, fa coincidere l’Ucraina con il corpo e la mente del suo presidente, e fa propria la ben curiosa idea di libertà di Volodymyr, imbavagliando Berlusconi. Il quale, con disciplina e onore, ha votato e fatto votare i parlamentari di cui è presidente a favore dell’invio di armi in Ucraina! Non una defezione.
EALTÀ - Scopriamo però che non è sufficiente stare con la Nato, non basta la lealtà, occorre conformare i propri pensieri a quelli di von der Leyen e di Stoltenberg, ma a differenza loro a noi italiani è chiesto pure di agitare il turibolo intorno al busto di Zelensky. Il quale pretende di vincere, sacrificando “fino all’ultimo uomo e donna” ucraini, ma fa di tutto per coinvolgere i Paesi europei direttamente, e guai a opporgli dei motivati no, onde cercare strade “inesplorate” (dixit Franciscus) per la diplomazia e la pace.
In fondo è sempre stata la specialità di Berlusconi, e le parole di domenica sono il modo di ripristinare un dialogo alla sua maniera con Putin, e spingere Biden a “comprarsi” il sì di Zelensky alle trattative di pace con la garanzia di una cornucopia ricchissima, un piano Marshall in salsa ucraina.
Silvio ha sempre insistito nel condannare l’invasione, ricordando che Nato e Kiev non sono stati prima di quel fatale 24 febbraio 2022 cappuccetto rosso e la buona nonnina. Di Zelensky domenica ha disegnato un ritratto un po’ troppo variopinto, trattandolo da truce clown, nemico del suo stesso popolo.
Ma pensarlo e dirlo, non è connivenza con il nemico, tanto più che interpreta i sentimenti preoccupati di molti, specie dei nostri generali più intelligenti, e di imprenditori che per non essere boicottati nell’anglosfera tacciono.
Zelensky è un guerriero indomito, e la causa della sua nazione è giusta, ma non è che può dirigere anche i nostri pensieri. Nessun uomo può pretendere di identificarsi con la Verità e il Bene. Il poveretto finisce per crederci, tanto più che chi osa rimarcare i suoi errori è sbattuto fuori dalla propria casa e marchiato quale infame. Eppure eccoci qua. Chi ha innalzato l’uomo di Kiev al di sopra di ogni critica? Dev’esserci qualche interesse enorme e non detto, se un Weber qualsiasi si è permesso con un calcetto noncurante di gettare tra gli scarti, quasi sia una vignetta mal riuscita, il leader indiscusso del vertice di Pratica di Mare (2002) e del G8 dell’Aquila (2009). Persino Biden e i suoi generali (soprattutto loro, che conoscono la materia) sono stanchi di assecondare una volontà indefinita di guerra. C’è chi ha interesse a trascinarla oltre il pensabile: in Russia certo, ma anche dalle parti della Nato. Sono gli acrobati dell’azzardo. Il buon senso dice altro.
SUBDOLO - Abbiamo trascritto la prima parte del tweet di Weber. Il seguito è più subdolo. Infatti continua: «Antonio Tajani e Forza Italia hanno il nostro sostegno e proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell’Ue». Insomma, con una specie Tso e uso di infermieri, pretende di strappare Berlusconi dal suo stesso partito e dal governo. Bravissimo il ministro degli Esteri, e numero due di Forza Italia a respingere con sdegno questa esautorazione del Cavaliere e il boicottaggio di Napoli da parte del Ppe e dell’establishment di Bruxelles in concordia con la nostra sinistra che si aggrappa sempre alle zampe degli avvoltoi. Vogliono far cadere il governo ricattando dopo Tajani anche la Meloni? Compito impossibile. Senza l’invenzione del “rassemblement” made in Arcore, 1994, non esisterebbe quest’alleanza che ci porterà lontano.