Il caso

Donzelli, scacco matto al Pd: documento "segreto"? Come stanno le cose

Pietro De Leo

Non è ancora “il day after”. Perché, all’indomani dell’intervento alla Camera del deputato e dirigente di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che ha descritto inquietanti dinamiche attorno allo sciopero della fame di Alfredo Cospito (che, secondo una documentazione citata dal parlamentare, sarebbe stato incoraggiato da elementi della criminalità organizzata a proseguire la sua mobilitazione contro il 41 bis) c’è ancora alta tensione. Con i due protagonisti della vicenda, Donzelli appunto e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, anche lui meloniano, che tengono il punto. «Quello che ho riferito- dice Donzelli non erano intercettazioni ma una conversazione captata in carcere e inserita in una relazione del ministero della Giustizia del cui contenuto, in quanto parlamentare, potevo essere messo a conoscenza». E ancora: «Non mi hanno dato nessun documento riservato. Volendo approfondire la vicenda Cospito, ho chiesto notizie dettagliate al sottosegretario Andrea Delmastro».

 

 

 

La relazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sui colloqui durante l’ora d’aria captati da Cospito al 41-bis parte dal Gruppo operativo mobile (Gom). A Sassari Cospito parla con il boss della ’ndrangheta Francesco Presta, che lo esortava: «Vai avanti». E Cospito rispondeva: «Fuori si stanno muovendo anche altre associazioni, vediamo cosa succede a Roma». Dello stesso tenore era il colloquio con Francesco Di Maio, esponente dei clan dei casalesi: «Pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato», disse Di Maio. Il capo del Dap ha inviato una relazione all’ufficio di gabinetto del ministro della Giustizia. Da qui sarebbe stata legittimamente messa a disposizione del sottosegretario Delmastro. Una relazione non secretata.

 

 

 

Più tardi, il sottosegretario Delmastro dirà la sua incontrando i giornalisti attorno Montecitorio. «Né io né Donzelli pensiamo alle dimissioni», dice andando dritto al punto. E poi denuncia «un’ulteriore alzata di livello da parte delle anime belle del terrorismo. Hanno detto che moriranno quelli che non cedono sul 41 bis. Secondo voi, il giorno che sono minacciato di morte dai terroristi posso anche solo pensare di dimettermi?». E spiega: «Donzelli mi ha fatto delle domande precise, se fosse stato Giachetti avrei risposto in uguale misura. Se avessi avuto un question time, sarei stato tenuto a riferire in maniera più articolata. L’alternativa era dire “no, non ci sono emergenze” e avrei mentito oppure dire “non so” e avrei omesso. Io non mento e non ometto». Arriva anche il botta e risposta con Giorgio Mulè. L’esponente di Forza Italia, vicepresidente della Camera, alla Stampa, aveva definito «grave» l’iniziativa di Donzelli. Aggiungendo poi: «Sono rimasto molto sorpreso dai dettagli precisi esposti da Donzelli». Replica Delmastro: «Anche Mulè è caduto nella trappola culturale della sinistra che ha parlato di intercettazione o captazioni».