Il candidato
Stefano Bonaccini: "Meloni? Avversaria, mai nemica"
"In questa legislatura staremo dove ci hanno collocati gli elettori: all’opposizione. Al governo andremo solo se vinceremo le prossime elezioni": Stefano Bonaccini, intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, sembra non avere dubbi. Lui ed Elly Schelin sono i favoriti per le primarie del Pd, che si chiuderanno a breve con un nuovo segretario dopo le dimissioni di Enrico Letta. Parlando della sua diretta concorrente, il governatore dell'Emilia Romagna ha detto: "L’amicizia e l’affetto non verranno mai meno. Se toccherà a me, la coinvolgerò nella segreteria. Se toccherà a lei, mi metterò a sua disposizione".
Uno dei problemi dei dem, a suo dire, sono le correnti interne al partito: "Sono troppo cristallizzate. Così non servono a discutere, ma a dividersi". Sulle primarie, comunque, si è detto ottimista: "Tanta gente andrà a votare. Ci scommetto. Siamo l’unico partito a farle. La sinistra in Italia esiste ancora. Ha voglia di riscatto. E lo dimostrerà". Aspettative a parte, però, il Pd sprofonda sempre di più nei sondaggi. Secondo Bonaccini, il partito non rischia la scomparsa, ma "peggio. Rischia l’irrilevanza. Io sono per tornare alla vocazione maggioritaria. Che non significa non fare alleanze, che sono necessarie. Significa non delegare nulla a nessuno. Non delego i voti di sinistra ai 5 Stelle, né i voti moderati al Terzo polo. Vogliamo andare a prenderceli noi. E anche a prenderli a destra".
Sulla possibilità che i 5Stelle prendano pian piano il posto dei dem, il governatore è stato netto: "Se Conte è così di sinistra, non si presenterà più alle elezioni da solo; perché così diventa il migliore alleato della destra". Bonaccini, infine, ha rivelato che in caso di vittoria alle primarie chiederà un incontro a Giorgia Meloni "per dirle che la considererò sempre un’avversaria, mai una nemica. Ci troveremo contro molte volte. Ma se c’è da accogliere i migranti, noi ci siamo. E se ci sarà da votare un provvedimento del governo che condividiamo, nell’interesse nazionale lo faremo". E chissà se queste parole, in una certa misura concilianti, piaceranno agli elettori chiamati a sceglierlo - o a non sceglierlo - alle prossime primarie.