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Sinistra, convivenza impossibile: i dem cattolici si sono suicidati
Nell'Europarlamento, alla disastrosa direttiva europea sulla "casa green", si oppongono insieme Partito popolare europeo e partiti conservatori. È il primo segnale di una diversa maggioranza possibile, nella Ue, che manderà la sinistra all'opposizione? A dire il vero non è il primo segnale. E, curiosamente, a lanciare l'allarme in Italia nei giorni scorsi non sono stati esponenti post-comunisti, ma uno storico dirigente della Dc della prima repubblica: Guido Bodrato. Infatti, il 10 gennaio, con un tweet polemico, ha attaccato il «vertice Ppe, che ha radici nella Dc di De Gasperi, Adenauer e Schuman» perché oggi «sembra tentato di "fare maggioranza" nell'Unione europea, con la destra nazional-sovranista».
Strana critica, dal momento che la sinistra Dc in Italia ha fatto non solo un'alleanza, ma addirittura un partito unico con i (post)comunisti e oggi il Pd non aderisce al Ppe, ma al Pse. La coerenza con De Gasperi non si vede. Del resto l'idea del partito unico con i (post)comunisti - dopo la fine della prima repubblica- era ritenuta assurda anche dagli stessi diccì che poi sono andati nel Pd. Il 10 gennaio sul Foglio è uscita un'interessante ricostruzione storica di Ortensio Zecchino (già parlamentare Dc, ministro e docente un universitario). Iniziava con le parole che Gerardo Bianco pronunciò, nel gennaio 1997, chiudendo il congresso del Partito Popolare italiano (nato sulle ceneri della Dc) di cui Bianco era segretario: «Abbiamo deciso di non morire democristiani, ma non abbiamo deciso di morire socialisti».
ALTERNATIVI?
Quello di Bianco, spiega Zecchino, «volle essere un ammonimento a non dissolvere la cultura e l'esperienza democristiana in quella alternativa della sinistra». Del resto «l'alternatività della Dc alla sinistra era punto fermo anche nel pensiero di Moro». Non solo. Zecchino cita per esempio Andreatta che nel "fatidico 1989" indicava in Sturzo (opposto alla sinistra) la via da seguire in una futura democrazia dell'alternanza. Pure Pietro Scoppola, nello stesso anno, diceva: «In un sistema di alternanza la Dc è chiamata dalla sua storia e dalla sua naturale base elettorale ad essere partito alternativo allo schieramento di sinistra». Eppure di lì a poco confluiranno nell'Ulivo e poi si dissolveranno addirittura nel Pd e sarà proprio Scoppola a scrivere, con Reichlin, la «Carta dei valori del Pd».
Stando alla ricostruzione di Zecchino fu Prodi a "forzare", nel corso degli anni, in direzione del partito unico con i (post)comunisti (al tempo della segreteria Marini, Franceschini, che era suo vice, fu un «fiero avversario della strategia prodiana»). Ancora nel 2000 Marini ribadiva che il «partito unico» è «un fantasma» che «non esiste» e perfino De Mita definitiva «un errore» il «partito unico ulivista». Perfino Castagnetti il 3 gennaio 2001 negava, in una lettera a Zecchino, l'approdo al partito unico: «Conosco i tuoi timori sullo sbocco cui potrebbe portare la strada intrapresa, ma tu conosci la mia buona fede e il mio impegno perché tali timori siano smentiti».
COMPLESSI D'INFERIORITÀ
Zecchino si dice certo della buona fede di Castagnetti, ma «purtroppo» commenta oggi «finirono per essere trascinati un po' dagli eventi« e un po' dal «complesso d'inferiorità verso la sinistra, denunziato con forza da Sturzo poco prima di morire». Il 14 ottobre 2007 nasce il Pd che il 1° marzo 2014 «approda nella famiglia socialista europea». Oggi - nelle fasi congressuali del 2023 - risulta evidente che i «Popolari» (o ex diccì) sono diventati del tutto irrilevanti. Al punto che Arturo Parisi - il prodiano teorico dell'Ulivo e del Pd - accusa: «Stanno riportando il Pd nella casa le cui fondamenta sono state messe a Livorno nel 1921» (allude alla fondazione del Pci). Di fatto si realizza oggi, con i "Popolari" nati nel 1994 dalle ceneri della Dc, la "profezia" che Antonio Gramsci fece (sbagliando) sui Popolari fondati da Sturzo nel 1919: «Il cattolicesimo democratico fa ciò che il socialismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida».
Augusto Del Noce, in un suo libro, citava queste parole di Gramsci perché vi vedeva già la strategia del compromesso storico: «È infatti a partire dall'idea del "suicidio" che si intende quella del "compromesso" nel suo senso e nella sua origine gramsciana». Ma il «compromesso storico» suicida che non fu fatto negli anni Settanta, perché la Dc aveva una più accorta dirigenza e per motivi internazionali, è stato poi realizzato con l'Ulivo (prima) e compiuto poi con il Pd. Nel Pd è totalmente sparita la cultura politica della Dc e dei cattolici. La loro identità si è dissolta. Infatti oggi sia Parisi che Castagnetti esternano il loro mal di pancia per quello che il Pd sta diventando. Come ha scritto sul Corriere della sera Massimo Franco, «l'amalgama tra reduci dell'epoca comunista e cattolici di sinistra di colpo si mostra improponibile».
CAMPANELLI D'ALLARME
La polemica assemblea del mese scorso, con cui Castagnetti ha "riesumato" i "Popolari" (nel luogo in cui fu rifondato il Partito Popolare nel 1994) è stato un campanello d'allarme, tanto che l'altroieri Goffredo Bettini è corso ai ripari con una pagina su Repubblica per lanciare (a parole) ramoscelli d'ulivo ai vecchi diccì. Ma la virata del Pd verso sinistra è evidente. Anche le candidature alla segreteria lo provano. Tuttavia c'è pure un altro problema. Per Zecchino, Castagnetti non vede che il Pd è ormai diventato - secondo la formula delnociana - un «partito radicale di massa», respingendo pure i contenuti dell'attuale papa "progressista". Fra i cattolici e gli altri del Pd c'è un'«abissale distanza su concezioni e questioni fondamentali». E sono valori che - sottolinea Zecchino - alla nascita del Ppi erano indicati come essenziali sia da Martinazzoli che da padre Sorge (centralità della persona umana, sacralità della vita, famiglia e pluralismo scolastico). «Castagnetti che ha dissolto il Ppi nel Pd», scrive Zecchino «non vede che in questo partito i menzionati "grandi temi"» sono assunti «in opposizione rispetto alla cultura popolare e sturziana? E non ritiene di trarre da ciò le debite conseguenze?». Vedremo. Giorni fa Castagnetti ha lanciato un curioso tweet: «La Destra scopre i grandi politici della sinistra Dc. Mercoledì 18 gennaio alla Camera e al Senato sono organizzate due iniziative per ricordare il partigiano Albertino Marcora e lo statista Riccardo Misasi, con presenze massicce di esponenti della destra. Interessante». Non si è accorto di un segnale ben più forte: la Meloni, nel suo discorso di insediamento, ha citato Enrico Mattei come l'esempio da seguire. Ma i diccì hanno dimenticato Mattei?