Processo a Palermo
Open Arms, Giuseppe Conte in aula: "Bambini e scafisti...", perde la faccia
"Non ci annoieremo". Non si sbagliava Matteo Salvini, annunciando la testimonianza di Giuseppe Conte nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo per la nuova udienza del processo Open Arms. L'allora ministro degli Interni e vicepremier è accusato di sequestro di persona per aver vietato lo sbarco a Lampedusa della nave della ong spagnola con 150 migranti a bordo. Se condannato, rischia fino a 15 anni di carcere. Il caso è soprattutto politico, visto che nessun altro componente di quel governo, il Conte 1, è sotto governo.
L'allora premier, ascoltato in aula, ha rilasciato dichiarazione per certi versi sconcertanti. "In accordo con il mio staff scrissi al ministro che non si potevano respingere i minori. Fu una sorta di moral suasion nei confronti del ministro dell'Interno di allora", ha spiegato Conte. Ammettendo, di fatto, la propria subalternità a un suo ministro. Verità o semplice strategia difensiva, la consistenza politica del leader del Movimento 5 Stelle viene in ogni caso devastata. "Ero in disaccordo con le posizioni del ministro - aggiunge Conte -. Nella seconda lettera scrissi che c'erano sei paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell'Open Arms".
Ancora: "Non ricordo- ha sottolineato un balbettante Conte - che qualcuno mi abbia parlato di possibili accordi tra la Open Arms e gli scafisti alla guida dei barconi soccorsi". Una formula, quella del "non ricordo", che sembra nascondere l'imbarazzo di una condotta, quella sugli sbarchi, tenuta per la prima volta nell'estate del 2019 (l'ultima alla guida di quel governo) e confermata poi con Luciana Lamorgese al Viminale nel corso del governo Conte 2, in cui l'alleato dei 5 Stelle non era più la Lega ma il Pd. Un cambio di segno tanto assurdo quanto rivelatore.