Dopo Chernobyl, il virus

Sallusti e il Covid: caro Speranza, la minaccia è sempre comunista

Alessandro Sallusti

La tragedia nucleare di Chernobyl, aprile 1986, fu fatta passare per una tragedia del progresso quando in realtà fu assai più semplicemente una tragedia del comunismo, cioè di un regime e di un paese, l'Unione Sovietica, inadeguati a gestire in sicurezza e nel rispetto degli uomini una tecnologia rischiosa. Sono passati quarant'anni e la cosa si ripete con il Covid, tragedia innescata e sfuggita di mano non per colpa di un virus ma di un paese comunista, la Cina, che sarà anche il più grande e potente al mondo ma che purtroppo comunista resta.

 

 

 

C'è poco da fare, se manca la libertà manca il presupposto indispensabile per uno sviluppo civile e sicuro della società e in queste ore ne abbiamo l'ennesima prova. Il Covid, ormai domato in tutto il mondo occidentale, è ripartito alla grande là dove era nato, in Cina appunto, e ora c'è il rischio concreto che torni a infettare il mondo - un cinese su due sbarcato il 26 dicembre in Italia è risultato positivo - vanificando tre annidi sacrifici e rinunce. Perché il Covid ha ripreso forza oggi in Cina? Primo perché sono comunisti, cioè inadeguati a prescindere, secondo perché essendo comunisti non sono riusciti a mettere a punto un loro vaccino efficace a debellare la pandemia. Sì, hanno miliardi di uomini, stramiliardi di denari, milioni di carri armati e missili supersonici ma se si tratta di inventare una pillola per non morire non sanno da che parte girarsi, cosa del resto che li accomuna ai loro alleati comunisti russi.

 

 

 

 

Diciamolo chiaramente: il vecchio Occidente con i suoi difetti e le sue ipocrisie, con le sue multinazionali eticamente così così, a confronto è un gigante di capacità e umanità e solo uno stupido ignorante può pensarla diversamente. Già perché noi ci siamo salvati, speravamo per sempre, perché siamo stati capaci di inventare in pochi mesi un rimedio efficace, il vaccino, che avrà anche i suoi problemi e controindicazioni ma che certamente ha evitato che una tragedia diventasse una ecatombe. Adesso salta fuori quello sciacallo di Speranza, ex ministro della Salute, a dire che quello che sta succedendo è colpa del governo Meloni, che sul Covid, come noto, non ha toccato palla essendosi insediato a questione risolta. Egregio signor Speranza, il problema non è la Meloni ma il comunismo, cioè il problema è lei che ancora crede in quella ideologia di morte e arretratezza scientifica. Fin dall'inizio di questa vicenda la sinistra italiana ha commesso un mare di errori, almeno abbia il buon gusto di tacere che a cavare le castagne dal fuoco anche stavolta toccherà all'Occidente liberale e capitalista.