Il vicepremier
Beccaria, Salvini: "Inaccettabile, chi sbaglia paga"
"Inaccettabile. Chi sbaglia, paga. Stiamo seguendo la questione da vicino, vi teniamo aggiornati", tuona Matteo Salvini con un post sul suo profilo Twitter, commentando la clamorosa evasione dal carcere minorile Beccaria di Milano (sette detenuti scappati di cui tre fermati durante le ricerche) a cui sono seguite le violente proteste dei detenuti. "Innanzitutto la solidarietà agli agenti feriti e intossicati. E poi parlavo con diverse istituzioni e diversi colleghi ministri ieri: non è possibile. Non è possibile evadere così semplicemente. Ci sarò oggi per incontrare il direttore per capire come mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane, perché troppo spesso ci sono episodi violenti. Quindi, bisogna permettere a donne e uomini della penitenziaria di lavorare tranquilli".
A margine della visita al Centro Umberto Fazzone, comunità per le dipendenze patologiche di alcol e droga, di Limbiate (Monza e Brianza) il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ringrazia "le forze dell’ordine per quello che stanno facendo in queste ore che per molti sono di gioia, di pranzi e di cene, però per chi indossa una divisa sono di fatica, di lavoro e di impegno".
"Nel momento in cui la maggioranza di governo si appresta, con la manovra economica, ad abbattere la scure di ulteriori tagli sul mondo penitenziario, peraltro riducendo anche le risorse economiche destinate al salario accessorio della Polizia penitenziaria e alimentate con i fondi dei rinnovi contrattuali", sbotta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, "viene acclarato il fallimento della gestione complessiva dell’esecuzione penale detentiva, sia che si guardi agli adulti sia che si volga l’attenzione verso i cosiddetti minori". "Servono riforme complessive che passino dalla reingegnerizzazione del sistema d’esecuzione penale, dalla riorganizzazione del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che devono mantenere intatta la rispettiva autonomia pur in un contesto di programmazione e coordinamento, e dal potenziamento del Corpo di polizia penitenziaria, mancante di ben 18 mila unità su 36 mila effettivamente presenti". Quindi l'appello al ministro della Giustizia: "Carlo Nordio, rompa gli indugi e, al di là delle dissertazioni e delle declamazioni di principio, apra immediatamente un confronto permanente che consenta l’individuazione di soluzioni concretamente percorribili e auspicabilmente condivise".