Negare la tradizione

Natale, il sogno della sinistra: un 25 dicembre senza religione

Renato Farina

Vicino alla basilica di San Petronio, dove tra poche ore si celebra la Notte Santa, le luminarie compongono i versi che annullano il Natale, il suo senso, la sua storicità. Niente Gesù. Lo privano di carne e ossa, nessun vagito di bimbo. L'amministrazione comunale di Bologna scandisce con le lampadine nella strada centrale dei negozi le due frasi di John Lennon (ispirate dalla sua musa e moglie, Yoko Ono) che affermano la religione del post cristianesimo: «Imagine there' s no heaven... and no religion too», cioè «immagina che non ci sia il paradiso e non ci sia neanche la religione». Il senso è: sarebbe fantastico, allora sì nascerebbe il mondo nuovo. Non ci sarebbero nazioni, nessuna identità particolare, ma un cosmopolitismo che darà all'uomo la pace senza bisogno di cercare Dio.

LA PROTESTA
Informato della faccenda per fortuna un vescovo si è inalberato. Monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia, ha qualificato questa operazione come «insulsa provocazione anticlericale». E lo ha fatto su Avvenire, con ogni evidenza con la benedizione del cardinale Matteo Zuppi, che da questa città capeggia i vescovi italiani, e ha personalmente voluto evitare la polemica. C'è un problema. Qui non si tratta da parte dei citazionisti di Lennon di un uso distorto e fedifrago di «un meraviglioso Inno alla pace», come sostiene il prelato siciliano, il quale trasforma il fondatore dei Beatles in una sorta di precursore di Papa Francesco. Su, un po' di lealtà con gli autori, chieda pure alla artista giapponese che a 89 anni opera ancora tra noi: quelle frasi vogliono dire proprio quel che dicono. Nascono da un'opera di Yoko Ono, non c'è bisogno di nessun Salvatore per arrivare a pace e felicità.

Trattiamo perciò la faccenda per quello che è: non un tradimento del vero Lennon, il quale ha già miliardi di cultori del suo mito, ma un episodio nostrano e sfacciato di cancel culture. Il quale rivela di quale ideologia si nutra la sinistra anche oggi, soprattutto adesso: un'ideologia dove si mescolano ateismo e panteismo, nichilismo e utopia, negando l'essenza stessa della nostra identità di popolo e nazione.

Abbiamo rintracciato un antecedente. La Grande Enciclopedia Sovietica, che a Bologna negli anni '50 valeva più della Bibbia. Essa evidentemente fa ancora scuola. Ovvio, senza le rudezze della propaganda staliniana, ma il concetto è lo stesso: a Natale non è nato nessuno. Nella prima edizione, della colossale opera in 65 volumi, tra le 65mila voci, c'era infatti pure quella dedicata a Gesù Cristo. Tutto un fuoco d'artificio di scienza e di cultura marxista per arrivare alla verità-tà-tà: Gesù detto il Nazareno non è nato in alcun luogo, il personaggio narrato nei Vangeli è un'invenzione, un mito creato per abbindolare le masse popolari. I comunisti pur di impedire che qualcuno osasse porsi la domanda su chi fosse Gesù, troncarono il problema alla radice, negandone non solo morte e resurrezione (come il Corano) ma pure la nascita. Stalin fece insomma con Cristo un lavoro di sbianchettamento come se i Vangeli fossero il dossier Mitrokhin.

ADDIO AL FESTEGGIATO
E così siamo al Natale 2022. Per festeggiare il compleanno di Gesù niente di meglio che far sparire il festeggiato. Idea geniale del Minculpop del soviet municipale: niente Bambinello, zero stella cometa, figuriamoci Madonna e San Giuseppe.

Non che li si neghi apertamente. Non siamo davanti a gente volgare, ma a creature acculturate come volpini - direbbe Ezio Greggio - : fini lettori dei tempi. Nessuno striscione dunque tipo: «Gesù? No grazie». Neppure ci si sogna di emulare anche solo pallidamente la militante di Femen. (Nessun giornale o tg lo ha raccontato: nella chiesa di santa Maddalena a Parigi questa signora del movimento ceco ha mimato l'aborto del Messia, indi orinato sull'altare. Condannata in Francia, è stata considerata vittima dalla Corte europea dei diritti dell'uomo come eroina della libertà di espressione: sul serio, ottobre scorso). L'amministrazione degli Asinelli (nessuna allusione al presepe per carità, è il caso ci querelino) ha deciso, in occasione di quell'evento che pure conta qualcosa nella storia dell'umanità, forse addirittura più di Yoko Ono, di appendere luminarie dove Gesù è consegnato alla muffa degli spettri scaduti. Come voleva il compendio della cultura comunista sopra citato, si tratta di un mito superato, una leggenda ingannevole. Il titolo del Natale post-comunista e post-cristiano di Bologna, ma in piena aderenza all'idiozia dominante (citazione di Lars von Trier), potrebbe essere: dimenticare Betlemme. Noi ci ricordiamo, alla faccia vostra.