Puntini sulle "i"
Manovra, ecco tutte le misure per aiutare i poveri: smentita la sinistra
Tagli alle tasse per i lavoratori dipendenti, aumento delle pensioni minime, assegno unico più ricco per le famiglie. La parte del menu che la legge di bilancio dedica ai ceti meno abbienti è sostanziosa. Eppure per la sinistra, che da Monti in poi ha sempre spremuto i contribuenti italiani con imposte e tagli lineari alla spesa per sanità e previdenza, non è sufficiente. Anzi, appellandosi alla sforbiciata da 776 milioni del reddito di cittadinanza, il segretario Pd, Enrico Letta, annuncia addirittura una manifestazione per il 17 dicembre «contro una manovra improvvisata e iniqua». Con Giuseppe Conte che sale sulle barricate: «Non possiamo permettere un massacro sociale».
ACCUSE E MILIARDI
Ma l'accusa di voler affamare la vedova e l'orfano lascia un po' il tempo che trova. Prima di tutto perché il taglio al sussidio grillino riguarda soltanto quei 660mila percettori considerati "occupabili", i quali, peraltro, continueranno a ricevere il reddito fino ad agosto dell'anno prossimo, mentre per gli altri 1,7 milioni di beneficiari che non sono in grado di lavorare non cambierà niente (almeno fino al 2024). E, in secondo luogo, perché la legge di bilancio da 35 miliardi di euro disegnata dal governo, se si escludono i 21 miliardi destinati a contrastare il caro energia di famiglie e imprese, stanzia una buona parte delle risorse proprio a favore di chi è più in difficoltà e, in particolare, dei lavoratori dipendenti. Vediamo un po'. Oltre 4 miliardi di euro serviranno a tagliare il cuneo fiscale (o meglio, contributivo), ovvero le tasse che gravano sulle buste paga, con un doppio intervento tutto a vantaggio dei lavoratori. Per fare un confronto, l'estensione della tanto deprecata flat tax alle partite iva con ricavi fino a 85mila euro costa solo 600 milioni. Per i redditi fino a 35mila euro viene confermata la riduzione, introdotta dal governo Draghi, di due punti di contributi (che ora pesano per il 9,19% del lordo), mentre per quelli più bassi, sotto i 20mila euro, il carico sarà ridotto di un ulteriore punto, portando quindi il totale del taglio al 3%.
Si tratta di un intervento quanto mai necessario. Il cuneo fiscale infatti, ha raggiunto in Italia livelli abnormi: secondo l'Ocse siamo al 46,5%, tra i peggiori a livello internazionale, mentre sfioriamo il 50% se aggiungiamo oneri e contributi sociali, il 60% se facciamo riferimento alla massa salariale (e non alla retribuzione media del singolo dipendente). Stando a una simulazione realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, l'intervento voluto dal governo ingrasserà le buste paga di chi guadagna trai 15mila e i 30mila euro di una cifra compresa tra i 24 e i 45 euro netti al mese (per 13 mensilità). Sempre con l'obiettivo di aumentare i salari, c'è un'ulteriore misura a vantaggio dei dipendenti: la detassazione dei premi di produttività.
L'imposta, per somme inferiori ai 3mila euro, scende dal 10 al 5% (fino a 80mila euro di reddito), e al 3% per chi guadagna meno di 20mila euro.
Veniamo al capitolo pensioni. Grazie al recupero del 120% dell'inflazione, le minime passeranno da 525 euro a 570 euro, mentre per gli assegni fino a quattro volte il minimo (2.100 euro lordi) la rivalutazione è piena, ovvero pari al 7,3% fissato dal decreto emanato nei giorni scorsi dal ministero dell'Economia. Rivalutazione che sarà invece ridotta per chi percepisce una pensione più alta. L'ipotesi è di farla scendere dal 90 al 75% per gli assegni inferiori a cinque volte il minimo, al 50% tra cinque e dieci volte per arrivare infine a un'indicizzazione del 35% per quelli superiori (oltre i 5.250 euro).
NATALITÀ
Per quanto riguarda invece le famiglie e il sostegno alla natalità, a cui sono destinati 1,5 miliardi di euro, viene rafforzato l'assegno unico con una dote di 610 milioni di euro. Al momento il sussidio vale 175 euro al mese per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni e varia a seconda dell'Isee. Dal primo gennaio aumenterà del 50% per tutti i beneficiari (per il primo anno di vita del bambino) e raddoppierà (per tre anni) per le famiglie con più di tre figli. Inoltre, viene istituito un fondo da 500 milioni di euro che andrà a finanziare la "Carta risparmio spesa", in sostanza buoni che i comuni distribuiranno a chi ha redditi inferiori ai 15mila euro per comprare beni di prima necessità. Per il caro energia, infine, una fetta dei 21 miliardi di euro stanziati viene utilizzata per allargare la platea dei beneficiari del bonus luce e gas: la soglia Isee per ottenerlo passa da 12 a 15mila euro.