L'accusa? Ha solo ricostruito il ponte Morandi
Bucci, il sindaco eroe rischia il posto per un cavillo
«Na bonn-a repûtassion a vä ciû de ûn milion», una buona reputazione vale più d'un milione, sussurrano tra i caruggi di Genova.
E mentre lo sussurrano, da qualche anno, di solito, indicano Marco Bucci. Ossia l'uomo del Ponte Morandi, l'eroe che indossa la reputazione come uno smoking, il sindaco della ricostruzione con quell'espressione un po' così; uno che, quando lo guardi, ti sembra quasi che beccheggi sulla barca a vela a cui avrebbe volentieri dedicato la vecchiaia. E invece Bucci è ancora lì, a smazzarsi, e a tenere incollata la sua città al migliore dei destini.
Bene. Marco Bucci ora rischia di essere dichiarato ineleggibile. Potrebbe trovarsi la carriera da primo cittadino stroncata. Il giudice Mario Tuttobene, presidente della prima sezione del Tribunale civile di Genova, ha rinviato a data da definirsi la pronuncia sul ricorso presentato da 21 cittadini per la presunta ineleggibilità del sindaco. I 21 ricorrenti, occhio, non sono gente comune.
Sono nomi noti della società civile genovese, elevati che hanno preso seria posizione sul caso. Tra di essi spiccano l'ex rettore dell'Università Paolo Comanducci, il magistrato Claudio Viazzi, l'ex presidente della Corte dei Conti Ermete Bogetti. La decadenza di Bucci sta diventando la loro ossessione.
Ora, qui, non ci arrovelleremo troppo sul piano tecnico. Che è roba abbastanza complicata, è tutto un itreccio di pandette.
E comunque, sul ricorso, si possono aprire vari scenari: il collegio giudicante potrebbe decidere di interrogare lo stesso sindaco dopo aver rinviato in attesa di un maggiore approfondimento. Ad allungare i tempi, potrebbe contribuire anche l'eccezione sollevata dalla difesa di Bucci sulla costituzionalità della norma che assegna al tribunale civile e non a quello amministrativo la possibilità di decidere sul tema. Ma se, alla fine, i giudici accoglieranno il ricorso, il futuro dell'amministrazione sarà comunque nelle mani del sindaco il quale, entro trenta giorni ,può ricorrere in appello mantenendo il ruolo in caso di sentenza definitiva.
QUESTIONE DI "RATIO" Poi c'è pure una questione di legittimità costituzione «dell'interpretazione data dal collegio giudicante dell'articolo 60 del Testo unico degli enti locali» (se proprio vi interessa, andate a cercarvelo...). E c'è anche la ratio della norma a prevedere che non si possa sfruttare il proprio ruolo di commissario per farsi eleggere a capo della giunta delle stessa città in cui hai operato; ma, in questo caso, Bucci era già sindaco di Genova prima d'essere Commissario di Genova.
E, nel mezzo di questa bomba «politicamente inesplosa in casa del centrodestra cittadino» -racconta la stampa locale- ci scorre l'endorsement per Bucci del governatore Giovanni Toti; e quello della stessa Procura di Genova («il ruolo di commissario straordinario è diverso da quello di commissario di governo»). E arriva pure il sostegno di Antonio De Caro presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani pur di diverso colore politico: «Paradossale. Si mette in dubbio la legittimazione di un sindaco quando si è preso la responsabilità di portare avanti un'opera pubblica in un momento di grande emergenza perla città».
Tra l'altro, qualcuno fa notare che se rendono ineleggibile il sindaco di Genova, be', dovrebbero dare le dimissioni almeno altri circa 40 colleghi i quali hanno svolto funzioni di commissari straordinari, compresi i sindaci di Roma, Napoli e Milano. E non è il caso. Per dire. Ma questo, pur nodale, è soltanto il punto tecnico.
Essenziale è il punto politico. C'è un manipolo di rappresentanti delle istituzioni, di notabili cittadini, magistrati e professori universitari, che si sono intignati nel voler far fuori ad ogni costo Bucci; vuoi per la leggendaria ispidezza dell'uomo, vuoi per la collocazione ideologica che vede l'ex manager chimico-industriale e «uomo del fare» vicino al viceministro dei Trasporti leghista Edoardo Rixi. Anche se poi, data l'abilità tecnica, Bucci è stato eletto quattro volte, l'ultima con un indiscutibile un 55% al primo turno grazie ai voti di Italia Viva e della stessa sinistra locale.
TENACI ACCUSATORI Eppure, uno dei suoi tenaci accusatori, l'ex rettore Comanducci, intervistato da Repubblica, è sempre lì a sfogliar tecnicismi: «Ho studiato i precedenti, ho approfondito il problema, e mi è sembrato esistesse un ragionevole dubbio sulla legittimità della candidatura. Il diritto si presta a interpretazioni differenti a seconda dei canoni interpretativi». Ah ecco, non è questione di tigna, è questione di canoni interpretativi. «Credo che chi ha consigliato il sindaco di non dimettersi da commissario, in questo caso, abbia usato una interpretazione letterale. Quando forse sarebbe stato più corretto usare come criterio la ratio del caso, la finalità della legge», continua il Rettore. Sicchè finisce sfiatando: «Il tema può apparire politico, ma è prima di tutto giuridico». No.
In realtà, è prima di tutto politico. Qui si vuol cancellare Bucci con un cavillo.
Bucci ha dalla sua Genova, la città che ha fatto risorgere dalle ceneri della catastrofe, e l'ha resa migliore. I capricci degli oppositori delusi sembrano davvero sperduti nella città vecchia e nelle vecchia politica.
Ha detto il sindaco in aula: «Il fatto che il commissario straordinario sia il sindaco ha avuto vantaggi enormi per la città, tanto è vero che oggi siamo 39 sindaci commissari in Italia.
Ho fatto il mio lavoro, ho chiesto il parere del ministero dell'Interno e dell'Avvocatura dello Stato. Per me sarebbe stata un'offesa ai cittadini dimettermi e ricandidarmi quaranta giorni dopo. Sarei molto contento di continuare il mio lavoro di commissario».
La bomba sulla città, e sulla reputazione del suo caballero, per ora è rinviata a data da definirsi...