Il commento

Meloni, marcio su Roma: con la scusa del Duce sfilano contro il premier

Alberto Busacca

Cento anni dalla marcia su Roma. Cento anni da quando Benito Mussolini salì al potere per mollarlo soltanto 7.572 giorni dopo (20 anni, 8 mesi e 25 giorni di governo, esclusa l'esperienza della Repubblica sociale). Cento anni da un evento che ha profondamente segnato la storia del nostro Paese, tanto che se ne parla ampiamente ancora oggi e le librerie sono piene di volumi dedicati al Ventennio (spesso, tra l'altro, scritti da storici e giornalisti di sinistra). Tanti, oggi, i convegni e le manifestazioni in programma. Per discutere, come ha detto Liliana Segre, di «una data funesta della storia italiana, che segna l'inizio del fascismo, la più grande sciagura della storia nazionale del secolo scorso». Ma non solo. Già, perché a sinistra tanti stanno approfittando del centenario per andare all'attacco del neonato governo di centrodestra. Troppo ghiotta l'occasione per non fare un parallelo tra le due "M", quella di Mussolini e quella di Giorgia Meloni...
 

 

DAVANTI A MATTEOTTI
Enrico Letta, leader (almeno formalmente) del Pd, ha parlato di questa ricorrenza anche nel suo intervento alla Camera dei deputati dopo il discorso del presidente del Consiglio. Il giorno dell'anniversario della marcia su Roma, ha detto, «noi andremo di fronte al monumento per Matteotti. Lei ha parlato molto di fare il proprio dovere e io voglio citare quello che accadde un anno prima della marcia, nel luglio del '21, a Sarzana. Vi fu una prova della marcia e venne bloccata dal sindaco e dal capitano dei Carabinieri. Bloccarono le squadracce guidate da quello che sarà l'assassino di Matteotti, fecero il loro dovere e in loro memoria e seguendo il loro esempio voi fate il vostro dovere come governo e noi come opposizione nell'interesse superiore dell'Italia e del nostro Paese».

 


Oggi, quindi, Letta sarà al monumento per Matteotti insieme a una delegazione del Pd. E ieri a polemizzare con il premier ci ha pensato il senatore dem Walter Verini: «Cento anni fa la marcia su Roma. Inizia il fascismo: violenze, sopraffazioni, dittatura, razzismi, guerra, deportazioni. Il nazifascismo barbarie dell'Italia e dell'Europa. Il Pd renderà omaggio a Matteotti. Lo faccia anche Giorgia Meloni». Gli ha fatto eco il socialista Pietro Nencini: «Per essere coerente con quanto dichiarato in Parlamento - "io non sono mai stata fascista" - sono certo che la premier, nel centenario della marcia su Roma, vorrà recarsi a rendere omaggio al monumento sul lungotevere che ricorda Giacomo Matteotti».

 


Dal fronte dem, comunque, sono in tanti ad aver criticato le parole sul fascismo pronunciate a Montecitorio da Giorgia Meloni. «L'unico pregio del discorso della Meloni è stato la chiarezza», ha detto il vicesegretario Giuseppe Provenzano, «per il resto ci ha diviso moltissimo. È stato importante aver chiarito che non ha simpatie per il fascismo, però ha dimostrato una smaccata antipatia per l'antifascismo, che non è stato i colpi di chiave inglese, come ha detto lei, ma è la matrice della nostra democrazia». E l'astro nascente Elly Schlein: «Un discorso con passaggi preoccupanti sui temi identitari dell'estrema destra e molte imperdonabili assenze. Forse l'assenza più grave è, in un tentativo di riscrivere la storia, aver scelto di non menzionare la Resistenza e i sacrifici di chi si è battuto per far nascere la nostra Costituzione laica, repubblicana e antifascista».


ALTRE PIAZZE
Ma quella dem non sarà l'unica piazza. Domani, a Milano e Roma, è previsto, sempre in occasione del centenario del 28 ottobre 1922, un doppio presidio per celebrare la Resistenza. Ma Alberto Fazolo, uno degli organizzatori, ha spiegato candidamente che l'obiettivo è anche un altro: «Un antifascista non può avere tentennamenti nel condannare il governo appena insediato», ha detto all'Adnkronos. E ancora: «Bene la Meloni che condanna le leggi razziali, ma il fascismo è molto di più. Il neopresidente faccia chiarezza sulle dichiarazioni fatte in passato, sulla storia del suo partito, sulla polemica della fiamma nel simbolo e sulle politiche di governo». Un messaggio chiaro, poi, ieri è arrivato pure dal movimento studentesco: «Le violente cariche sugli studenti che manifestavano contro la presenza dei fascisti e dei reazionari a Scienze Politiche, ha spinto gli studenti universitari, riuniti in una grandissima assemblea, ad occupare la facoltà di Scienze Politiche». Fascisti e reazionari, per inciso, erano Fabio Roscani, deputato di Fratelli d'Italia e presidente di Gioventù Nazionale, e Daniele Capezzone, invitati a un convegno dagli studenti di destra...

 


Immancabili, poi, gli intellettuali di "area", che continuano a insistere sull'equazione Meloni=fascismo. Come fa Tomaso Montanari, Rettore dell'Università per Stranieri di Siena. Che, in un lungo articolo uscito sul sito Volerelaluna, ha attaccato: «Mentre i manganelli della polizia si incaricavano di inculcare il concetto di merito nelle teste degli studenti della Sapienza, alla Camera si celebrava la sconfessione, l'abiura, il rovesciamento della Costituzione antifascista. Difficile darsi pace, in questi giorni. Impossibile non pensare alle donne e agli uomini che sono morti per liberare l'Italia dal fascismo. Penso a una storia di resistenza e riscatto, oggi clamorosamente finita». FATTO ARCHEOLOGICO E Andrea Scanzi, ospite della Gruber, non è stato da meno: «Se tu sei la presidente del Consiglio e parli per la prima volta alla Camera e parli del fascismo, dovresti avere dei toni netti. Lei vagamente dice: "Non ho mai avuto simpatia per i regimi, neanche per il fascismo". Ora, intanto nei confronti di un regime non è che si ha simpatia o antipatia, i regimi fanno vomitare. Ma soprattutto, se vieni da una storia fascista dovresti essere un po' più netta. Lei può dire "non ho più alcuna fascinazione per il fascismo", ma non può dire in alcun modo "non ho mai avuto simpatie fasciste", perché viene da quella storia lì. Quindi la prima cosa, quando chiedi la fiducia, è dire: mi fa schifo il fascismo...». Diversa, in studio, l'opinione di Massimo Cacciari: «Il fascismo è un fatto archeologico, è una storia finita, basta con questo discorso, tutti sanno benissimo che questo pericolo non esiste più». Già, in teoria lo sanno tutti...