Muro ideologico
Serracchiani imbarazza anche il Pd: la farneticante accusa a Meloni
Il vero sconfitto è chi, dopo aver perso, rosica dentro ma anche fuori, dimostrando non solo di non saper perdere, ma anche di aver perso il maggior dono che una sconfitta regala, ossia l'occasione di imparare qualcosa. Ogni riferimento a Deborah Serracchiani, capogruppo in Senato del Pd, è puramente azzeccato. La parlamentare balzò agli onori delle cronache ormai tredici anni fa quando, giovane dirigente di periferia, processò il partito, reduce dalla sconfitta di Veltroni, che ottenne 12 milioni di voti, sette milioni in più di quelli presi da Letta un mese fa. «Manchiamo di sintesi, siamo lontani dalla realtà, non teniamo mai una posizione chiara e lineare» fu lo spietato atto d'accusa che spianò alla Serracchiani la strada per il Palazzo.
Oggi quella ragazza si è persa, la macchina l'ha inglobata, divorata e ha restituito al Paese una mestierante stereotipata, logora, banale e finanche un po' ottusa. L'opinione pubblica, che è una bestia spietata ma ha naso nell'individuare chi ha smarrito la bussola e vi si butta sopra con sadismo.
Daquarantott' ore la Serracchiani è, proprio per questo, la barzelletta dell'emiciclo, fulminata dalla replica che la Meloni le ha riservato al Senato. Debora aveva accusato la premier di «volere le donne un passo indietro agli uomini». Giorgia ha risposto: «Guardami, ti sembro un passo indietro?». Calenda ha chiosato: «La senatrice Pd ha fatto l'autogol del secolo».
ERRORE DI PROSPETTIVA - E in effetti è stato straniante vedere la capogruppo del Pd, che non è riuscita a fare quasi nulla per le donne del suo partito, che in Parlamento sono meno della metà dei colleghi maschi, e non è neppure stata capace di difendere lo scranno di Valentina Cuppi, la presidente dem lasciata a casa dai dem, accusare di scarsa solidarietà femminile la prima premier in rosa d'Italia. Troppo facile continuare a sparare sulla Croce Rossa. Meglio cercare di comprendere che non è neppure tutta colpa di Deborah, che in Aula ha manifestato pubblicamente il suo disagio non per le donne di centrodestra, ma per la situazione di subalternità al maschio che vive nel suo partito. La Serracchiani, come tutte le femministe di sinistra, non ha capito che il femminismo o è trasversale ai partiti e alle conventicole, o non è e si riduce a bandierina politica, vigorosa solo se agitata dal vento, sostantivo maschile.
Se indugiamo ancora sull'intervento della sventurata capogruppo di Palazzo Madama è perché ci pare emblematico di come la sinistra, da M5S al Pd, forse con l'eccezione di Renzi e Calenda, intende l'opposizione come una guerra costante, apodittica e irremovibile alla Meloni e al centrodestra, da attaccare e ostacolare a prescindere. Un antico proverbio cinese ricorda che, quando soffia il vento, c'è chi costruisce muri e chi erige mulini. Bene, la nostra opposizione è impegnata a costruire solo barriere di pregiudizio intorno alla nuova premier, e si fa un dovere di applicarsi unicamente nella parte distruttiva del proprio ruolo, ignorando quella proattiva, della quale ci sarebbe ben più bisogno.
Prima di andare al governo, sul quale è d'obbligo riservarsi ogni giudizio, la leader di Fdi ha dato lezioni di come si sta all'opposizione, pungolando e criticando ma anche dando pieno appoggio quando ci sono stati in ballo i destini della nazione. Per questo Draghi ha dimostrato di considerarla e stimarla anche più di quanti giravano con la sua immaginetta attaccata sul petto, da Calenda a Letta a scendere.
SENZA IL LECCA-LECCA - Ma l'esempio non è stato raccolto da Conte, che ha minacciato «un'opposizione implacabile», né dal segretario del Pd, che ha promesso solo «intransigenza», linguaggi belligeranti del tutto fuori luogo in bocca a chi viene pagato dagli italiani soprattutto per dare una mano al Paese, indipendentemente dal fatto che lo governi o no. Impegnati a insultare senza costrutto e a farsi forti solo della denigrazione dell'avversario, rimasti orfani delle poltrone, che ritengono un'appendice naturale del proprio corpo, i politici progressisti e grillini non si ricordano più qual è il loro lavoro vero e, dopo aver abbandonato da tempo la sostanza, ora non si preoccupano più neppure di salvare la forma, non fanno manco finta di occuparsi della Res Publica, sono convinti che la loro missione sia abbattere il governo che ha levato loro il lecca-lecca, possibilmente prima che si insedi. Per ora, sono riusciti solo ad abbattere loro stessi, proprio come la Serracchiani ha logorato e ammazzato la ragazza che era, non riuscendo neppure a conservare quella paraculaggine grazie a cui si è fatta strada.