Paragoni
Meloni stravince, il paragone impietoso tra ministri: non solo Di Maio e Lamorgese
Non si capacitano. Leggono e rileggono i nomi dei ministri del governo di Giorgia Meloni e impazziscono. Tentano di sminuirne il valore, ma è impossibile. Perché ci sono profili davvero superiori nel nuovo esecutivo rispetto ai loro predecessori. Aveva promesso, la Meloni, «alto profilo». E solo una sinistra faziosa può non riconoscerlo. Lo si vedrà dal confronto - forse il più impietoso - che osserveremo su uno dei ministeri più contesi, il Viminale.
C'è stata una lunga disputa ma senza isterie su chi dovesse sedere all'Interno. Luciana Lamorgese torna a casa e al suo posto arriva un altro prefetto, di indubbia competenza ed esperienza come Matteo Piantedosi, che ha vissuto tutta la stagione di Salvini a capo del ministero. E sa come muoversi: tempo poche settimane e della Lamorgese resterà solo un vago ricordo.
«VAIRUS» ADDIO
Sospiro di sollievo alla Farnesina, dove non ci sarà un ministro sprovveduto come Luigi Di Maio. La vasta esperienza internazionale di Antonio Tajani - che oltre che presidente del Parlamento di Strasburgo è stato anche ottimo commissario dell'Unione europea - è garanzia che non ci saranno più figuracce. Il "vairus" del Covid non albergherà più dalle parti del ministero degli Esteri.
Ricordate le peripezie di Alfonso Bonafede alla Giustizia, compresa quella sulla prescrizione senza fine? Di fronte al nome di Carlo Nordio, nuovo guardasigilli, davvero giù il cappello.
L'ultimo "politico" al ministero dell'Economia si chiamava Roberto Gualtieri, che però si intendeva più di storia che di quattrini. La conferma ci arrivò da Mario Draghi, che se ne liberò appena arrivato a Palazzo Chigi. La pagarono i romani che se lo sono ritrovato come sindaco. Al suo posto, dopo l'esperienza allo sviluppo economico, arriva una garanzia di serietà e competenza come Giancarlo Giorgetti. Poi, gli altri ministeri, e nemmeno tutti per ragioni di spazio. Ma vanno citati per evidenti differenze tra il prima e il dopo gli esempi più clamorosi. Vuoi mettere alla scuola - e al merito - uno che sa di che cosa di parla come il professor Giuseppe Valditara rispetto all'eredità trasferita da Lucia Azzolina a Patrizio Bianchi, entrambi senza più ruolo - per fortuna - e non rimpianti da nessuno?
Alla Salute un'eccellenza.
Orazio Schillaci, un'autentica sorpresa, attuale rettore dell'Università di Tor Vergata a Roma. Un tecnico vero, dunque, uscito allo scoperto negli ultimissimi giorni. Prende il posto di Roberto Speranza e già si capisce la differenza di valore e di competenza. Per parlarne già male hanno scritto che faceva parte del Cts, in cui era stato inserito proprio dall'ex ministro. Ma questo semmai ne rafforza la levatura tecnica e non di parte. Il profilo c'è tutto.
Paragone massacrante per la sinistra è quello che si gioca sulla partita per il sud. Aldilà della parentesi Carfagna - che ora si mette a stilare pagelle sul nuovo governo - deve essere traumatico per Pd e soci il passaggio tra Giuseppe Provenzano e Nello Musumeci. Dall'ideologismo vuoto alla concretezza. Dalla demagogia di partito allo stile di governo.
NON PER SPORT...
Altro esempio di straordinaria sproporzione di competenze è quello tra l'ex ministro Vincenzo Spadafora e il neotitolare dello sport Andrea Abodi, la cui nomina è apprezzato da un numero straordinario di rappresentanti di quel mondo che deve continuare a rendere orgoglioso il nostro popolo. Insomma, compagni meglio se tacete... Anche perché si infrange persino la vostra presunta superiorità in campo culturale. Dopo Dario Franceschini arriva Gennaro Sangiuliano, e giù il cappello quanto a valore. E anche per il territorio sarà un'altra musica. Un tempo c'era Francesco Boccia con le sue innumerevoli chiacchiere, ora un costruttore di progetti concreti come Roberto Calderoli.
Alla fine, sarà agevole anche il compito del vicepremier Matteo Salvini alle Infrastrutture: di predecessori ne ha tre in tre governi. Da Danilo Toninelli a Paola De' Micheli a Enrico Giovannini. Non gli costerà molta fatica metterli nel dimenticatoio. La chiudiamo qui, perché altrimenti davvero ci accuserebbero di infierire. Gli altri ministri del governo Meloni li racconteremo con i fatti che metteranno in campo.