Il parallelismo

Giorgia Meloni parte nel segno di Wojtyla: una coincidenza decisiva?

Le prime parole forti dopo il giuramento sulla Costituzione, la neo-premier le ha consegnate a Twitter, e le ha lanciate in alto, molto in alto: «Un Pontefice, uno statista, un santo. Ho avuto l'onore e il privilegio di conoscerlo e sono onorata che sia il Santo di questo giorno così particolare per me».

Il 22 ottobre 1978, 44 anni fa: questa la data della inaugurazione del papato di San Giovanni Paolo II. Ero anch' io in piazza San Pietro quella domenica mattina. Quando disse il suo «Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!», riferito alle singole persone ma anche ai popoli e alle Nazioni, io non udii nessun rumore di catenaccio che si spezzava, non sono portato alla mistica, ma di sicuro qualcosa dev' essere accaduto al filo spinato della cortina di ferro e dev' essere cigolato sui suoi cardini il comunismo ateo. Cominciammo a vederlo un anno dopo in Polonia. Il muro che cascava a Berlino il 9 novembre del 1989 era stato incrinato da quel dì, che è diventato il giorno della sua festa liturgica. Il medesimo di un'altra inaugurazione minore, ma anch' essa a suo modo storica: quella di Giorgia. Aveva un debito con quell'uomo, ma non capisce in che guaio rischi di cacciarsi? Va bene, questa sovrapposizione di date è suggestiva, tutto quadra, e non esistono- secondo la scienza- casualità ma causalità complicate. Segni dei tempi.

Come diceva Padre Pio di Pietrelcina: «C'è Qualcuno che combina le combinazioni». Tutto ok. Ma perché non sigillarsi questo riferimento nel petto, come vorrebbe l'idea illuministica di religione, fatto privato. Lo predicava Kant, che riteneva accettabile si pregasse Dio sì, purché nel segreto. Che cosa è saltato in mente a Giorgia Meloni di legarsi visibilmente, proprio all'esordio da presidente del Consiglio di una Repubblica laica, alla figura di un Papa? Per di più quel Papa, omaggiato dalla sinistra per convenienza, ma odiato perché contribuì in modo decisivo (anche se lui lo negava) a sbugiardare il Paradiso comunista rivelando quello che era: un regime retto sulla menzogna e sulla persecuzione dei miti.

Morto il 2 aprile del 2005, si è provveduto a smacchiare dalla sua presenza la storia presente: Giovanni Paolo II è stato chiuso nel sarcofago dei ricordi venerati ma trascinati via come rottami dal fiume impetuoso della globalizzazione e del cosmopolitismo. Non che Francesco trascuri il santo predecessore: è stato Bergoglio a canonizzare Wojtyla, ma ogni tempo ha il suo Vescovo di Roma, con la propria storia e temperamento. La accuseranno di essersi contrapposta a Francesco, Giorgia. Bugie. Ancora di recente il Papa argentino ha rivendicato la legittimità della difesa della Patria, ha chiesta all'Europa e agli imperialismi di ritrarsi davanti al diritto dei singoli popoli a sviluppare la propria cultura e tradizione.

Dunque, quella di Giorgia Meloni non è una trovata del marketing sovranista, un balenio estemporaneo un po' matto, ma una questione di coscienza e di sincerità verso il mondo. Non è una «estremista di destra», come l'hanno bollata El País e persino Le Figaro: Wojtyla è «suo padre».

Se si vuol trovare un antecedente quanto a visione del mondo non si cerchi nel fascismo evoliano o gentiliano ma nel senso della vita e della storia di questo grande polacco che la premier italiana si trova, con l'evidenza del calendario, a protettore del suo mandato, e della sua idea di patriottismo e di Nazione. Dicono da sinistra e da anfratti di estremismo laicista che il suo è un governo identitario, troppo identitario, e per questo poco democraticamente affidabile. Eccola allora questa identità. Anche politica, perché no.

IL DISCORSO DEL 2020
A Roma la National Conservative Conference discute di «Dio, Onore, Patria: il presidente Ronald Reagan, Papa Giovanni Paolo II e la libertà delle Nazioni». Sono i primi di febbraio del 2020, si è prossimi al centenario della nascita di Giovanni Paolo II. Giorgia tiene la prolusione.

Ecco quel che dice di Wojtyla: «Giovanni Paolo II, il "Papa patriota"; sapeva perfettamente che le nazioni, l'appartenenza a un popolo, a una memoria storica condivisa, erano il fondamento della libertà di ogni uomo. "Nel concetto stesso di patria è contenuto un profondo legame tra aspetto spirituale e materiale", scrisse nel suo libro Memoria e Identità. Al pari della famiglia la riteneva una "società naturale" perché legata indissolubilmente alla natura umana».

Ancora: «Non smise mai di dire che "non c'è Europa senza cristianesimo", insegnamento quanto mai di attualità oggi che l'identità cristiana dell'Europa è sotto attacco da un distorto laicismo che si scaglia perfino contro i simboli della tradizione cristiana ma che spalanca al contempo le porte all'islam più intransigente che auspica apertamente di applicare la Sharia anche a casa nostra e che è alla base del terrorismo islamico che ha insanguinato l'Europa e gli Stati Uniti». Giovanni Paolo II. Cristiano e patriota, due colpe imperdonabili sotto l'oppressione comunista, ma due scandali anche nella Ue di oggi.

NON EMIGRARE
«Il patriottismo di Giovanni Paolo II gli permise di leggere anche i fenomeni storici che oggiattraversano il nostro tempo alla luce di un realismo cristiano libero da ogni retorica, come nel caso dell'immigrazione. È suo il concetto che il Diritto a immigrare doveva essere preceduto innanzitutto da un Diritto a non emigrare "a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria". Cristiano, patriota, e pure critico nei confronti dell'immigrazione di massa. A pensarci bene Giovanni Paolo II oggisarebbe nella lista nera della Ue». Gli stessi concetti Giorgia Meloni espresse il 22 ottobre del 2020: «Oggi si celebra San Giovanni Paolo II, un Papa che è rimasto nel mio cuore e in quello di miliardi di persone. 

"La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s' innalza verso la contemplazione della verità". Lo vogliamo ricordare con queste sue bellissime parole. Un uomo straordinario, che ha combattuto la buona battaglia e mostrato al mondo la bellezza di essere cristiani». Una nota biografica: «Sono cresciuta con lui, è stato il Papa della mia infanzia, della mia adolescenza e della mia maturità. Ha illuminato la mia vita con i suoi gesti. (...) Celebrarlo è un po' come se celebrassimo un padre, un nonno, uno zio». Sono-Karol-sono uomo- sono papà - sono Cristiano. E sono pure il protettore di Giorgia. E chi ti tocca a te, signora premier.