Il commento

Gay di sinistra contro gay di destra: arcobaleno poco corretto

Pri. D.

Arcobaleno e politically correct nell'armadio per i professionisti del movimento lgbt (ovviamente di sinistra). Tuta mimetica indosso, anzi, tanto per i militanti semplici quanto per i volti noti e autorevoli delle associazioni per i diritti delle persone gay e trans, scesi già ufficialmente in guerra contro la maggioranza di centrodestra che ha vinto le elezioni ma anche contro quella parte dello stesso movimento gay non allineato a sinistra. A finire nel mirino dell'intellighenzia lgbt sono, infatti, anche quei pochi ma volenterosi gay che da posizioni liberali hanno consigliato, dopo l'elezione di Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera, di abbassare i toni. Non foss' altro per non utilizzare la stessa arma, i pregiudizi ideologici, dei quali si accusa l'esponente leghista, già ministro della Famiglia nel governo gialloverde. Principale imputata di "collaborazionismo" parola grossa, usata nientemeno che dall'ex senatore dem Sergio Lo Giudice sui social, è l'associazione GayLib, da venticinque anni in campo per i diritti civili.
 

 

 

GayLib è stato l'unico gruppo, lo scorso anno (come raccontato diffusamente da Libero) ad aprire un tavolo con Matteo Salvini per tentare una mediazione sul ddl Zan. E lo scorso 17 maggio (Giornata contro l'omofobia) nel silenzio di tutti gli altri è stata la sola realtà a chiedere e ottenere udienza dall'ex presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
Oggi è l'unica associazione lgbt a puntare al dialogo senza cadere nella trappola degli insulti reciproci o addirittura preventivi, come quello striscione, srotolato da Alessandro Zan tra i banchi di Montecitorio contro Fontana "omofobo e amico di Putin", prima ancora che il leghista venisse eletto.
Enrico Oliari, 52 anni, fondatore di GayLib, ex missino, poi passato in An, nel Pdl e adesso nuovamente in dialogo aperto con Fratelli d'Italia è convinto: «Parleremo con Fontana, se vorrà ascoltarci, come speriamo. D'altra parte ci siamo sempre confrontati con tutti i rappresentanti delle istituzioni. Specie quelli più lontani dalle nostre posizioni perché crediamo sia questo il nostro ruolo» ha spiegato a Libero.

 

«A chi ci accusa di collaborazionismo vorrei ricordare che la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani del 2015, grazie alla quale si è sbloccata la legge sulle unioni civili, si chiama Oliari contro Italia, particolare che a questi signori non è andato giù e per il quale non ci hanno mai ringraziato. Mentre nessuno di loro perde un secondo, da un quarto di secolo, per maltrattarci senza pietà non appena prendiamo posizioni autonome e libere che certamente i loro insulti non ci porteranno a rinnegare, anzi..».
«C'è da dire» conclude Oliari, «che proprio con i governi di centro destra abbiamo portato a compimento le migliori iniziative: dalla prima campagna nazionale contro l'omotransfobia all'istituzione dell'Oscad (Osservatorio perla sicurezza contro gli atti discriminatori).
Auspichiamo che sulla scia di questi illustri precedenti, e guardando alle esperienze delle destre europee, anche il prossimo governo possa riprendere il filo di un confronto sociale e politico su tavoli istituzionali che crediamo possa anzi debba essere assolutamente possibile».