Manovre
Meloni, "se lei non ce la fa...": chi vuole governare, il piano spacca-Italia
Il traguardo sono le elezioni europee del 2024. Proprio lo stesso appuntamento elettorale, curioso scherzo della sorte, che segnò il culmine dell'avventura di Matteo Renzi, con il 40% ottenuto dal Pd, e dopo il quale iniziò il declino. L'idea di Renzi e Calenda è di fare, per allora, una sezione italiana di Renew Europe, il gruppo politico europeo che riunisce i liberali e che è nato dalla fusione di Pde e Alde, contenitore nel quale si trovano Italia Viva, Azione e En Marche di Macron. Completare la fusione di Italia Viva e Azione e farne un soggetto unico, sul modello di En Marche. E poi fare quello che, in Francia, è riuscito all'attuale presidente, Emmanuel Macron: svuotare la sinistra socialista e la destra gollista, riducendoli entrambi a piccoli partiti e occupandone lo spazio. In Italia significa togliere parlamentari (e voti) a Forza Italia, a quella parte che soffre lo spostamento a destra della coalizione, e al Pd, alla parte riformista, destinata a essere sempre più in sofferenza, man mano che si tornerà a guardare ai Cinquestelle. Il travaglio di Forza Italia, divisa tra Antonio Tajani e Licia Ronzulli, viene vista come un'occasione per compiere il disegno che, da tempo, Renzi si prefigge: prendere l'eredità di quel partito. E sommarla ai riformisti del Pd, dimezzati dalle urne, in sofferenza, pressati da un partito che continua ad avere come obiettivo quello di ricucire con i Cinquestelle.
L'AIUTINO IN SENATO
L'aiuto dato al Senato l'altro giorno, in occasione dell'elezione del presidente del Senato - anche se smentito in modo categorico da Matteo Renzi - è un primo segnale. E si potrebbe ripetere in altre occasioni. Magari su politica estera e giustizia, i temi su cui si potrebbero creare più affinità. Non a caso ieri il leader di Italia Viva ha spiegato che «il Terzo polo diventerà la vera alternativa a Meloni da un lato e ai grillini che attraggono un pezzo di Pd dall'altra». E riprendendo l'esempio francese, ha osservato che «Macron ha vinto perché sconfigge la Le Pen e Melenchon. Io credo che succederà una cosa simile in Italia se il terzo polo si afferma». Azione e Italia Viva non voteranno, naturalmente, la fiducia al governo Meloni. Ma sono pronti a esserci, a dare i loro voti, se, di volta in volta, ci saranno provvedimenti considerati utili al Paese e conformi ai loro programmi. E si preparano a fare alleanze nuove, anche fuori dai confini del centrosinistara, che assicurino un governo, se la maggioranza attuale entrasse in crisi: «Vedremo che faranno», spiegava ieri Renzi, «se salteranno, noi saremo pronti. Perché fare opposizione non significa insultare chi governa, ma costruire un paracadute per quando le cose vanno male. L'ho fatto con Salvini nel 2019 dopo il Papeete, l'ho fatto con Conte nel 2021 per portare Draghi, se ci sarà bisogno lo faremo anche con Meloni a tempo debito. Questa è diventata la mia specialità degli ultimi anni». Quale paracadute?
L'idea di Renzi è una maggioranza di riformisti, di destra e di sinistra, che escluda le estreme. Nel caso in cui il governo Meloni entrasse in crisi.
LA SCADENZA
Naturalmente, non si guarda al presente. Piuttosto a quello che accadrà tra un anno, due. Torniamo a quella scadenza: le elezioni europee. Dove, peraltro, proprio per la materia in gioco, potrebbero deflagrare le diversità interne alla maggioranza di centrodestra. Da qui ad allora, poi, si vedrà la risposta del governo ai problemi che affliggono gli italiani, a cominciare dalle bollette. Secondo Renzi, «fino alle Europee sarà luna di miele. Poi nel 2024 vediamo come risponderanno gli italiani. Meloni per governare dovrà rimangiarsi tutto». Le prossime paritite istituzionali potrebbero saggiare il terreno di possibili convergenze. Nei prossimi giorni, infatti, dovranno essere riempite otto caselle, di cui quattro riservate all'opposizione, con l'elezione dei vicepresidenti, dei questori e dei segretari d'Aula. Pd e M5S sembrano decisi a chiudere l'accordo tra loro, spartendosi le vicepresidenze, i questori, i segratari e le due commissioni bicamerali (Vigilanza e Copasir) senza il terzo polo. Sarà interessante vedere se il Azione e Iv riusciranno a ottenere qualche incarico, ma, a questo punto, con i voti del centrodestra. Intanto Carlo Calenda ha messo in chiaro che «questa storia dell'unità delle opposizioni non esiste». Dunque, mani libere. Ognuno si muoverà come meglio crede.