Le mosse del Quirinale
Governo, "se si complica...". Clamorose voci: a chi dà l'incarico Mattarella
La grande domanda: cosa dirà Silvio Berlusconi a Sergio Mattarella, quando si presenterà da lui per le consultazioni? Accadrà il pomeriggio di giovedì 20 ottobre o il giorno dopo, secondo il calendario non ufficiale abbozzato al Quirinale, e sarà il momento decisivo, quello in cui il Cavaliere, se lo vorrà, eserciterà il suo potere d'interdizione nei confronti dell'alleata. Proporrà Giorgia Meloni per la guida di un governo sorretto da Forza Italia?
In tal caso, poco cambierà il modo in cui si sarà presentato lassù, se assieme agli altri leader della coalizione (segno che nel frattempo sarà tornata la pace) o da solo, come medita di fare per marcare le distanze: a Mattarella interesserà solo la sostanza delle sue parole. E se Berlusconi indicherà la leader di Fdi come prossimo premier, la strada sarà in discesa: il presidente della repubblica punta ad assegnarle l'incarico già venerdì, in modo che il giuramento dei ministri possa avvenire lunedì 24 o addirittura sabato 22. Altrimenti, ci sarà un problema da risolvere.
CENTRODESTRA O NIENTE - Questione di numeri. Al Senato la coalizione ha 115 seggi, ma senza Forza Italia scenderebbe a 97: meno della maggioranza dell'aula, fissata a quota 104. Discorso simile nel ramo opposto del parlamento: 237 deputati ha il centrodestra, che senza gli azzurri si ridurrebbero a 192, nove in meno della linea di galleggiamento. Il partito di Berlusconi, dunque, è indispensabile per far nascere il governo Meloni. Gli stessi dirigenti di Fdi scartano ogni ipotesi di soccorso da parte del cosiddetto terzo polo. Come dice Raffaele Fitto, «l'unico governo possibile è quello scelto dagli -:1331111111111 elettori con la coalizione del centrodestra».
Ed è questa l'ipotesi su cui si ragiona al Quirinale, dove si ritiene improbabile che il 20 ottobre la situazione nel centrodestra sia ancora incagliata. Tant' è che un piano B, spiega chi ha parlato con Mattarella, ancora non c'è. Ma se davvero Forza Italia o un altro gruppo della coalizione non indicasse la Meloni come futuro premier, il presidente della repubblica non potrebbe non tener conto di quei numeri. E, dopo essersi consultato con la leader conservatrice, dovrebbe decidere che fare.
Affidarle comunque l'incarico, per vedere se nelle sue consultazioni con gli alleati lei riesce a risolvere il problema e a ripresentarsi da lui con i numeri giusti in mano? È una strada possibile, ma molto rischiosa. Perché, se il tentativo andasse male, si sarebbe "bruciato" il nome di chi ha vinto le elezioni. Potrebbe essere percorsa, insomma, solo se a chiederlo fosse la diretta interessata: difficile.
Occorrerà allora tirare fuori qualcos' altro dalla cassetta degli attrezzi del Quirinale, dove c'è anche un'esperienza ultrasettantennale cui attingere. Uno strumento facile da usare sarebbe un secondo giro di consultazioni, magari non proprio immediato, utile per dare al centrodestra qualche giorno di tempo per trovare un'intesa. Tornerebbe buono qualora il problema fosse di limitate proporzioni: ad esempio, se il "niet" di Berlusconi fosse dovuto ad una singola casella, magari quel ministero della Giustizia che il Cavaliere vorrebbe affidare a Maria Elisabetta Alberti Casellati o Francesco Paolo Sisto, Giorgia Meloni a Carlo Nordio e la Lega a Giulia Bongiorno. Uno di quei casi, insomma, in cui si può sperare che un "supplemento di riflessione" risolva la questione.
IL CANDIDATO NATURALE - Se invece la situazione si rivelasse più incancrenita, bisognerebbe far scendere in campo qualcuno capace di mediare tra Meloni e Berlusconi, un personaggio che abbia l'autorevolezza ed il rango istituzionale adatto. C'è già un candidato naturale pronto: è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha un'antica confidenza con i due leader. A lui potrebbe essere affidato un "mandato esplorativo" come quello che, all'inizio della scorsa legislatura, fu dato alla Casellati e a Roberto Fico. Non finalizzato a formare un governo, dunque, ma a rimuovere gli ostacoli sulla strada della Meloni, che in caso di successo di La Russa avrebbe l'incarico di formare l'esecutivo.
Non c'è nessuna ipotesi, quindi, di formare un governo diverso da quello sorretto dal centrodestra e guidato dalla presidente di Fdi.
Del resto, la legge dei numeri è chiara: perché si possa fare una cosa simile è necessario che si formi una coalizione della quale al momento nemmeno si vedono i contorni, con la partecipazione di molti parlamentari eletti nelle liste del centrodestra: per quanto complicati siano i rapporti lì dentro e malgrado le speranze degli avversari, siamo lontani da un simile cataclisma.