La storia insegna
Giorgia Meloni "premier lenta"? Una bufala: la tabella smaschera la sinistra
Oddio, oddio, il governo non arriva. I litigi nel centrodestra stanno complicando le cose, e dall'opposizione c'è chi lancia l'allarme: la Meloni è già in ritardo. Un'accusa che dal partito di Giorgia rispediscono però al mittente. «Ma quale ritardo», si sfoga il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. Che spiega: «I detrattori a ogni costo della Meloni dovrebbero ricordare che questa è una democrazia parlamentare. Fino all'insediamento del nuovo Parlamento, all'elezione dei presidenti di Camera e Senato, alla costituzione dei gruppi parlamentari, il Quirinale non può nemmeno stilare il calendario delle consultazioni».
Quindi, «il paragone fra la formazione del governo Draghi e il lavoro politico per la definizione del perimetro del governo Meloni è fuori da ogni logica». Già, fino ad oggi, giorno di insediamento delle nuove camere, la maggioranza non poteva fare niente di più. E se qualche screzio c'è stato, al momento non ha avuto conseguenze sui tempi di formazione dell'esecutivo. Non è tutto. La storia insegna che un risultato elettorale chiaro e una maggioranza ben definita (per quanto litigiosa) sono due condizioni fondamentali per arrivare a far nascere un governo in tempi rapidi. Cosa che in passato non è accaduta, anche nel caso di due esecutivi guidati da due attuali leader di opposizione.
Partiamo da Giuseppe Conte. La nascita del suo primo governo, nel 2018, non fu affatto semplice: tra le elezioni (4 marzo 2018) e il giuramento (1º giugno 2018) passarono addirittura 88 giorni. Un'enormità. E non andò molto meglio neanche ad Enrico Letta. Dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, infatti, ci vollero ben 61 giorni di attesa prima di vederlo a Palazzo Chigi. Difficile, nonostante tutto, pensare che la Meloni possa essere più lenta...