La ministra

Fabiana Dadone, ultimo atto-choc: via libera alle "stanze del buco"

Pietro De Leo

L'ultimo sprazzo ideologico alla vigilia della preparazione delle valigie arriva dal ministro delle politiche giovanili Fabiana Dadone, Movimento 5 Stelle. Ed è contenuto nel Piano di Azione Nazionale Dipendenze. Si tratta delle linee di guida sulle politiche antidroga (tema su cui il ministro ha la delega) pensate per il triennio 2022-2025, frutto di un percorso iniziato con la conferenza dello scorso anno di Genova. Ebbene, Dadone ha intenzione di presentarle alla Conferenza Unificata Stato-Regioni il 12 ottobre, dunque un giorno prima l'insediamento del nuovo Parlamento. E non è un dato di routine. Perché il testo contiene alcune innovazioni che stravolgerebbero la visione italiana nella lotta alla diffusione e al consumo degli stupefacenti. Due, in particolare, sono i punti in questione: il drug checking e le cosiddette "stanze del buco".

 

 

 

DOSE AD PERSONAM

La prima iniziativa, si legge nel piano, è «un servizio integrato che permette, oltre all'analisi chimica della sostanza, un counselling specifico e focalizzato sulle esigenze della persona», il quale «ha permesso in diverse occasioni di identificare tempestivamente composti pericolosi e darne allerta alle istituzioni e alla collettività». Quanto alle stanze del buco, si tratta di luoghi attrezzati per garantire alle persone che consumano droghe in «condizioni igieniche e sanitarie tali da prevenire la trasmissione di patologie e un pronto intervento in caso di overdose grazie al supporto di personale sociosanitario». Entrambi i servizi sono già presenti in molti Paesi europei e non solo. Ma non sempre quel che viene fatto all'estero è un esempio virtuoso da seguire. Specie se si pone in un crinale molto pericoloso della legittimazione all'utilizzo delle droghe.

FDI CONTRARIA

È per questo che contro il piano si è scagliata la deputata di Fratelli d'Italia Maria Teresa Bellucci, responsabile del dipartimento Dipendenze e Terzo Settore del partito. Il Pand che il ministro «vuole presentare in Conferenza Stato Regioni accusa Bellucci - è inconsistente, inattuabile e prevede una malcelata normalizzazione del consumo di stupefacenti». La prova di questo, secondo la deputata, è nella volontà di mettere a sistema drug checking e stanza del buco. Il ministro Dadone, in un'intervista all'Ansa, controreplica, imputando alla parlamentare di Fratelli d'italia di «svilire un lavoro importante e condiviso, buttandola in caciara». E spiega che «il Pand è stato scritto attraverso un lavoro corale che ha visto protagonisti operatori nell'ambito delle dipendenze appartenenti a tutte le aree, 271 esperti, oltre sei mesi di discussioni molto articolate che si vogliono denigrare al fine di attaccare politicamente la sottoscritta». Per quanto non pare farsi troppe illusioni su quel che sarà del piano: «se avessi basato il mio operato sul rischio che il mio successore avrebbe potuto farne carta straccia, avrei messo i remi in barca appena ottenuto la delega».

 

 

 

BOCCIATURA SICURA

Peraltro, è difficile che possa essere recepito dalla Conferenza Stato-Regioni considerando che la stra grande maggioranza delle giunte è di centrodestra. Al di là di questo, la storia non depone a favore del ministro Dadone quando sostiene che l'ostilità al piano è un mero attacco politico. Sulle stanze del buco ci fu uno scontro accesissimo già nel 2006, governo Prodi 2. A proporle, in quel caso, fu l'allora ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, esponente di Rifondazione Comunista. Quell'idea ottenne gli strali del centrodestra, ma fu stoppata sul nascere anche da Rosy Bindi, ministro della famiglia, cattolica di sinistra, tanto che Ferrero dovette derubricarla a "posizione personale". Tra le voci critiche, a quel tempo, ci fu anche Andrea Muccioli, allora responsabile della Comunità San Patrignano, il quale bollò le stanze del buco come una di quelle misure che «cronicizzano le condizioni di dipendenza degli individui, lasciandoli prigionieri della droga». Ed è forse un segno dei tempi che misure anni fa divisive persino a sinistra oggi non incontrino, nel campo progressista, alcuna voce contraria.