Legittimi sospetti

Elezioni, "sono sparite 30mila schede": esplode lo scandalo-brogli

Fabio Rubini

Il voto all'estero è sempre più nel caos. Ai rischi di brogli denunciati da Libero giorni fa, si aggiungono in queste ore i problemi nella ricezione dei "ballots", i plichi elettorali contenenti le schede per votare e le buste per rispedire le stesse ai vari Consolati. Un'operazione che va fatta entro le ore 17 del prossimo 22 settembre. Una tempistica stringente, tanto che chi non ha ancora ricevuto le schede rischia di non riuscire a completare la procedura per tempo, vedendosi così annullato il voto.

A denunciare questi disservizi è ancora una volta Andrea Di Giuseppe, candidato del centrodestra per la circoscrizione Nord e Centro America. «Col mio staff abbiamo calcolato che solo nel mio collegio non arriverà una percentuale tra il 20 e il 25% delle schede. In soldoni vuol dire che rischiano di mancare all'appello qualcosa come 30mila voti. Una quantità talespiega Di Giuseppe - è in grado di cambiare gli esiti finale del voto. Una cosa incredibile». Testimoniata anche da numerosi messaggi e telefonate ricevute da Di Giuseppe da parte di elettori preoccupati di non poter votare. Come quello di un'elettrice di San Diego, in Florida, che lamenta «qui le schede non sono arrivate a nessuno. A tantissima gente, inclusa me. E a questo punto non so neanche se sono in tempo a chiedere il duplicato. Spero di sì, ma c'è tanta gente che non potrà votare».

 

SOCIAL BLOCCATI
Le stranezze del voto all'estero non finiscono con i ritardi nelle schede, ma proseguono con una vicissitudine sociale capitata sempre a Di Giuseppe. «Quando abbiamo capito che i tempi stretti potrebbero non consentire a molti italiani di votare, abbiamo deciso di cambiare strategia: basta invitare gli elettori a richiedere il duplicato delle schede - perché calcolando i tempi di spedizione e il weekend, non si farebbe in tempo a votare, ndr -, ma abbiamo consigliato loro di recarsi direttamente nei Consolati italiani di riferimento per votare direttamente lì. Tra l'altro - prosegue il candidato di centrodestra - in periodo elettorale le sedi consolari sono aperte anche il sabato e la domenica».

 

Una volta scelta la strategia, il suo staff ha inoltrato, come da regolamento, la domanda a Facebook per l'approvazione del post elettorale. La cosa, però, deve aver dato fastidio a qualcuno che ha "denunciato" al social il poste così il profilo personale di Andrea Di Giuseppe è stato bloccato a causa di «contenuti non rispondenti alla policy di Facebook». Peccato che nel frattempo lo stesso social avesse approvato- ma sulla pagina ufficiale del Di Giuseppe candidato lo stesso identico post, evidentemente ritenendolo idoneo alla stessa policy dello stesso social. «Quando al mattino mi sono svegliato e ho visto che mi avevano bloccato il profilo personale, ma non la pagina ufficiale - che ovviamente ha molti meno contatti, ndr - sono rimasto sconcertato e mi è venuta la pelle d'oca». Insomma ancora una testimonianza di come il voto all'estero vada profondamente rinnovato. Perché in queste settimane se ne sono viste e sentite di tutti i colori, dalle poste che in alcune regioni del Centro America si rifiutano di consegnare le schede, ai dubbi denunciati da Libero - che negli elenchi degli elettori ci siano anche persone decedute che ricevono comunque le schede. E se si considera che storicamente il voto all'estero premia il centrodestra..