Il ritratto
Vittorio Feltri, "la forza del bast***": ecco chi è davvero Luigi Brugnaro
Questo libro (Luigi Brugnaro con Stefano Lorenzetto Ci giudicheranno i bambini, Dall'azienda alla politica, una via per l'Italia, Marsilio, pp. 192, 16,00) ha dalla sua due ragioni per essere letto. La prima delle quali è sentimentale. E la enuncio subito. L'intervista a Luigi Brugnaro, che dà modo al sindaco di Venezia di raccontarsi in modo totalmente diverso dagli usi della propaganda politica, è stata condotta da Stefano Lorenzetto, il più bravo di tutti in quest' arte, primato che condivide in Italia con Aldo Cazzullo (qui non considero i colleghi di Libero: sarei di parte).
Ho detto sentimentale, perché suscita in me la nostalgia per il mestiere di imbratta carte, quando è fatto con la cura del falegname, che con la mano callosa ma sensibile come quella di un bambino accarezza la superficie del mobile per verificare che sia liscia come una pesca. So infatti come lavora questo veronese, figlio di ciabattino, che dal padre ha imparato a tenere insieme al bacio (del piede) suola e tomaia. Solida la prima, delicata e lustra la seconda. Lo so perché ho sperimentato il suo metodo di lavoro, avendo firmato con lui il libro "Buoni e cattivi", in cui riuscì a cavarmi fuori non so se dal cervello, dato che dubito di averlo, o più probabilmente dalla pancia, la valutazione senza rete- dando voti da uno a dieci - di persone famose, alcune delle quali mi rinfacciano ancora un rotondo quattro o la stiracchiata sufficienza, e non hanno creduto che la bocciatura e specialmente i particolari che la giustificavano, se li fosse inventati lui: il mungitore di vita, morte e miracoli di centinaia di italiani la cui assoluta singolarità Stefano scova compulsando di notte (si alza alle tre del mattino) ogni tipo di materiale cartaceo, non escluse le etichette delle acque minerali, che lui considera distensive. Eccomi arrivato alla seconda ragione che qualifica ottimamente il volume, ed è la personalità del protagonista di queste pagine godibilissime a dispetto della materia la politica, per di più sotto elezioni - che innervosirebbe Giobbe redivivo.
AVVENTURE - A Luigi Brugnaro, per restare al gioco succitato, do un bell'otto e mezzo (dieci lo attribuisco solo a Giorgia Meloni). Avevo già un pregiudizio positivo prima di questa lettura, per i racconti delle sue gesta da me ascoltati con stupore da miei amici veneziani, a cui di solito non va mai bene niente, essendo tali e quali a come li raffigurò Carlo Goldoni in Sior Todero brontolon, ma che stavolta trasudavano entusiasmo per il loro Doge. La lettura delle sue avventure, mi piace chiamarle così, ci consegna una figura inconsueta di politico-non-politico e perciò autentico leader popolare, le cui parole e idee hanno sempre e comunque, nonostante la perdurante vischiosità della burocrazia locale e statale, una applicazione puntigliosa.
Lui spiega anche perché: ha «la forza del bastardo. È un coraggio incredibile perché, dopo aver subìto tutte le offese del mondo, capisci che sono i bastardi quelli che durano di più, che si evolvono e si adattano. Io ho il sangue talassemico, il sangue della gente di mare. Nona caso la patologia si chiama anemia mediterranea ed è endemica in Sardegna, un'isola. Chi ha la talassemia sopporta una serie di svantaggi. Per me il peggiore è anche il migliore: se sto troppo a lungo in un luogo chiuso, avverto il bisogno impellente di uscire all'aria aperta per ossigenarmi il sangue. Se però i talassemici girano il mondo, sono più resistenti, per esempio alla malaria, e di questi tempi mi pare molto utile. È una diversità che insegna a rispettare tutti e ad accogliere tutti, a patto di essere rispettati. A me non fa paura proprio nessuno, ma pretendo lo stesso rispetto che offro. E l'Italia deve tornare a farsi rispettare. Noi veneziani siamo rispettosi perché siamo abituati a commerciare con il mondo».
Con questo temperamento sin da bambino era diventato una sorta di capobanda, non però nel senso delle gang che spargono sangue a New York, ma in quello di chi inventava giochi nel suo borgo natale, Spinea, attirava a sé coetanei con una passione contagiosa. Ad esempio andava in un campo libero e scavava buche, arrivavano decine di compagnucci ad aiutarlo, poi Luigi si sedeva sul bordo e coordinava i lavori e sceglieva di che cosa queste foppe-serbatoio dovessero essere riempite, per poi venderne il contenuto e spartirlo: metalli trovati qua e là. Finché un adulto passò con il carretto e decise che quel bendiddio essendo incustodito era di tutti, cioè suo. Si senti responsabile, chiese scusa ai compagni, ma apprese la lezione. Bastava mettere un cartello. Magari vigilare. Con queste attitudini inventive e pratiche divenne ricco.
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Si impegnò a dar lustro alla città rilevando la gloriosa squadra di basket della Reyer, fondata nel secolo scorso da un industriale illuminato di stampo austriaco-veneziano. Non si era accasato presso alcun partito, non avendo avuto bisogno di corsie di comodo per raggiungere i suoi scopi. Capiva di dover qualcosa a Venezia. Si mise in corsa offrendosi per capeggiare una lista fuori da schemi convenzionali. Il centrodestra si dichiarò entusiasta, aderì. La sinistra rifiutò: aveva un magistrato, Felice Casson, il nemico giurato di Cossiga, da far sindaco, molto utile a bloccare Venezia e il Mose, essendo stata, quest' opera ad altissima tecnologia, oggetto di ruberie, peraltro più romane che veneziane. Non si doveva buttar via il Mose con l'acqua sporca - così ragionò Brugnaro. Lui al Mose credeva. Importante era che salvasse Venezia dall'acqua alta.
SGUARDO AL FUTURO - Ha avuto ragione. Ha approntato una lista nazionale: "Coraggio Italia", consorziata in "Noi Moderati" (quarta gamba del centrodestra). Dice di non essere in grado di fare promesse, ma di proporre un metodo: comportarsi, scegliere adesso, in modo che i bambini di oggi mi giudichino quando saranno diventati grandi, come uno che pensava più a loro che a se stesso. Da qui il titolo del libro. A me però ha colpito il senso pratico di quest' uomo. La burocrazia fa muro? Butta giù il muro. Trascrivo dal libro. Lorenzetto: Mi pare che abbia aperto anche il primo distributore di idrogeno al dettaglio. Brugnaro: «Sì, ho spinto tantissimo per anni affinché questa realizzazione dell'Eni, prima in Italia nella sua complessità, avvenisse lungo la strada che conduce all'aeroporto di Tessera. Dopo avere ottenuto tutte le autorizzazioni possibili, era insorto l'ennesimo ultimo ostacolo: il gestore nazionale della strada (Anas, ndr) non poteva concedere il permesso di accesso alla via perché l'esistenza dei distributori di idrogeno non era prevista dalla normativa specifica. Di conseguenza non poteva autorizzare ciò che non è contemplato dalla burocrazia. Un passaggio insuperabile». L.: Quindi come ha fatto ad autorizzare l'accesso a questa strada e ad aprire il distributore? B.: «Come Comune mi sono comprato il tratto di strada interessato, lungo oltre 5 chilometri, con tanto di spartitraffico e rotatorie, e poi mi sono dato i permessi da solo». (Ride). «L'idrogeno sarà il carburante del futuro anche per navi, aerei e veicoli, ne sono convinto. Dobbiamo avere il coraggio di fare le cose, soprattutto se riguardano il bene e il futuro delle prossime generazioni».