sinistra-mente

Giuseppe Conte dalla parte dei deboli grillini che rischiano di essere aboliti

Gianluca Veneziani

L'unica vera "guerra civile" avrebbe potuto scatenarsi contro chi prometteva di abolire la povertà e ha finito per abolire la dignità (la propria). Al Conte che strenuamente difende il reddito di cittadinanza, ricordando che «ha evitato la povertà a un milione di cittadini, come certifica l'Istat», bisogna ricordare che quello stesso reddito di cittadinanza, come certicano Istat e Inps, non ha mica dato dignitose condizioni lavorative a chi ne ha beneficiato: anzi, solo il 20% dei percettori ha trovato un lavoro e, guarda caso, mentre lo Stato sperperava soldi, sono aumentati i lavoratori precari, a tempo determinato, costretti a part-time con relativi stipendi da fame.

 

 

Conte risponderebbe che occorre il salario minimo. Sì, ma prima di avere un salario, servirebbe un lavoro. E se il reddito di cittadinanza non serve a darne uno e a lungo termine, a che serve? A nulla, se non a offrire un contentino temporaneo, un'elemosina offensiva verso quanti la ricevono e magari funzionale solo a raccattare qualche voto in più. La pienezza di un cittadino, che gli dà appunto cittadinanza, non sta nel reddito, ma nel lavoro.

 

 

 

Ci vorrebbe quindi un lavoro di cittadinanza, in una Repubblica che dice di essere su quello fondata. Lo tenga a mente il neoproletario Conte, che dice di essere dalla parte dei più deboli. Ma forse si riferisce ai grillini, così deboli che rischiano di essere aboliti dalla politica.