Il caso
Tangenti milionarie al Miur, "se sono depressa rubo": ecco il modello Pd
Il procedimento per le tangenti milionarie al Miur rischia di creare, come se non bastasse, più di un imbarazzo al Consiglio superiore della magistratura. Il motivo è la posizione del pm Francesco Maria Rodolfo Testa, dallo scorso anno in forza presso la Procura europea. Testa è il marito di Giovanna Boda, ex dirigente del Miur accusata di aver preso tangenti per milioni di euro. Boda, in particolare, ha confessato di aver ricevuto utilità per 3 milioni di euro dall'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, editore dell'agenzia stampa Dire, che avrebbe avuto dal Miur affidamenti di servizi per 23,5 milioni di euro. Tre milioni di euro sono pari a circa il 13% degli affidamenti concessi, una tangente elevatissima che può essere giustificata solo con l'esistenza di margini elevatissimi o con progetti non realizzati in tutto o in parte.
L'ex dirigente si è difesa affermando di aver fatto tutto questo in quanto depressa: «Mi ero sottoposta a una forte cura ormonale che mi ha portato ad avere comportamenti compulsivi, depressione e alterazione della realtà. Purtroppo non ho avuto la prontezza di sottrarmi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare». E ha accusato alcuni collaboratori per non averla. Fra le varie «utilità» che Boda ha ricevuto da parte di Bianchi di Castelbianco ci sarebbe anche un viaggio aereo con il marito a Lampedusa nell'estate del 2020, dopo il primo lockdown. Fra gli atti sequestrati, infatti, un bonifico di 2000 euro per dei biglietti Roma-Lampedusa, con scalo a Palermo, con causale «regalo viaggio».
TENORE DI VITA
Al momento il magistrato non è indagato come la moglie per concorso in corruzione. I pm avrebbero ritenuto che egli abbia agito in buona fede, salendo sull'aereo con la consapevolezza che i biglietti erano stati regolarmente acquistati dalla consorte e non fossero, invece, il frutto di una tangente. La non imputazione penale di Testa non lo esonera, però, da una pratica al Csm. «Come ha fatto a non accorgersi del tenore di vita spropositato della moglie?», si domandano in queste ore a Palazzo dei Marescialli. Eppure leggendolo il curriculum di Testa è quello di uno dei migliori investigatori. A gennaio del 2017, a soli 45, il magistrato di origini catanesi era stato nominato procuratore di Chieti, sbaragliando una concorrenza quanto mai agguerrita. Per il posto di procuratore di Chieti avevano fatto domanda due pezzi da novanta della magistratura italiana: il procurato re generale di Campobasso, Antonio La Rana, ed il procuratore di Ascoli Umberto Giole Monti. Per il Csm all'epoca guidato da Luca Palamara, «nessuno dei magistrati in comparazione può vantare esperienze così varie foriere di elevate ricadute attidutinali sulla valutazione per la diriguenze di una Procura». Ma cosa aveva fatto Testa di così eclatante?
Lo scrive sempre il Csm di Palamara: «È stato impegnato per circa 14 anni in Procura più importante d'Italia, Catania, nella lotta alla criminalità organizzata e anche come componete della Direzione nazionale antimafia». I risultati conseguiti sarebbero stati di «eccellenza». Quali? Ad esempio la cattura di «latitanti». Per non farsi mancare nulla nella sua brillantissima carriera, Testa era anche stato esperto giuridico a New York presso la rappresentanza italiana all'Onu e al gabinetto del ministro della Giustizia a Roma, raggiungendo un livello di conoscenze giurisdizionali «altissimo ed irraggiungibile» per i concorrenti. E alla obiezioni che fosse giovane per fare il procuratore, avendo trascorso anni «fuori ruolo», sempre il Csm di Palamara aveva risposto che la maggiore anzianità dei concorrenti non poteva superare «un simile profilo di eccellenza». Dopo l'esperienza a Chieti, Testa dallo scorso anno sta investigando in Europa, componendo la task force composta dei 20 pm italiani presso la Procura europea, nata per perseguire i reati che ledono il bilancio dell'Unione europea. Un posto molto ambito per il quale avevano fatto domanda in tanti. L'apertura di una pratica al Csm non potrà non avere ripercussioni.
LE REGOLE
In base al regolamento della Procura europea, nei casi in cui i procedimenti vengano promossi in ambito nazionale, «al fine di tutelare l'integrità e l'indipendenza» dell'ufficio, «è opportuno che il procuratore capo europeo sia informato». Il collegio della Procura europea, poi, può procedere alla rimozione dall'incarico nei casi in cui il procuratore europeo delegato «non è in grado di esercitare le sue funzioni o ha commesso una colpa grave». Inoltre, «il collegio può rigettare la designazione qualora la persona designata non soddisfi i criteri» previsti dal regolamento interno. Testa dovrà quindi sperare, oltre a non essere indagato, che nessuno decida di capire cosa è successo, domandagli come abbia fatto in questi anni a non accorgersi che la moglie aveva un tenore di vita assolutamente incompatibile con le sue entrate.