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Enrico Letta, gaffe sul Rosatellum: "Democrazia a rischio", ma occhio a cosa dimentica
Ma uno può affibbiarsi da solo la patente del cretino? Enrico Letta non ha bisogno di compari per lo schiaffo del soldato, si automalmena e poi chiede chi è stato. per la democrazia italiana, evidentemente continuando a svegliarsi male al mattino. Perché di buonora ha preteso di dare la carica ai candidati del Pd con il suo fosco presagio. Se vincono quelli - è la sua morale dissociata - è la fine, manda a dire. In pratica, sta già ammettendo la sconfitta. I candidati lo devono aver percepito come abbastanza stralunato, il leader del Pd, che si è scomodato a pronunciare autentiche sciocchezze mentre lanciava «l'ultima fase della campagna elettorale», per invogliare il suo esercito vocato al sacrificio a fare tutto il possibile. Il non detto era «ci stanno mandando a casa». Questo, per Letta, significa «allarme per la democrazia».
E ha avuto persino la faccia tosta di dirsi serio mentre appariva ubriaco: «Voglio lanciare l'allarme per la democrazia italiana, peso le parole, non voglio usare parole a vanvera: abbiamo 17 giorni di campagna per cambiare completamente la storia del nostro Paese ed evitare che l'allarme per la democrazia italiana diventi realtà». C'è da chiedersi se ne possa esistere uno peggiore, di leader del Pd. «Peso le parole», dice, mentre lancia anatemi, provoca sconquassi, si manifesta in modo ridicolo. Chissà perché con il centrodestra al governo l'Italia - che lo sceglierà liberamente - dovrebbe tremare di paura. Mentre la vittoria rossa, che non si verifica da tempo immemorabile ma riescono a comandare lo stesso ("democrazia"), sarebbe da accogliere col sorriso sulle labbra. E il portafoglio già scucito dalle tasse che ci scodellerebbero. Insieme ai disastri che tornerebbero a provocare in materia di sicurezza e immigrazione clandestina.
QUANTE AMNESIE
Ma non è finita. Letta è riuscito anche a definire il Rosatellum «la peggiore legge elettorale che ha visto il nostro Paese». Non ha torto, ma può dirlo proprio lui? Soffre di amnesia il segretario del Pd, visto che fu il suo partito a pretenderla in Parlamento. Ovviamente, dopo averla scritta e imposta. E si guadagna, Enrico il Sereno, le sganasciate di tutta la politica. Da Giorgia Meloni, che lo sfotte: «Non a caso è stata scritta e imposta dal Pd, con il voto contrario di Fratelli d'Italia. Ma quanto fa ridere la sinistra italiana?». Picchia anche Salvini: «Letta vive su Marte. Se votano gli italiani non c'è nessun rischio per la democrazia perché il popolo è sovrano. L'unica emergenza che vedo in Italia - ha aggiunto il leader leghista - è quella della disoccupazione, del freddo e della fame. Non vedo rischi di fascismo, razzismo e di altre robe strane».
Ma Letta riesce a far emergere come statisti persino i Cinque stelle, che gli ricordano di essersi «battuti per modificare l'attuale legge elettorale in favore di un sistema proporzionale e con soglia di sbarramento al 5%, senza trovare sponda dal Pd». Ma è proprio una brutta stagione, quella che vive Letta, perché non ne imbrocca una. Legge i sondaggi e si sente male, perché è siderale ormai la distanza dal centrodestra. Voleva fare il front runner dei progressisti, è rimasto praticamente isolato. Dal Nazareno ogni giorno partono anatemi contro l'accoppiata Renzi-Calenda e contro i Cinquestelle di Giuseppe Conte. Ma è lui che non ha voluto costruire alleanze con loro, preferendo virare inspiegabilmente su Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Chi è causa del suo mal... Che la strategia del Pd sia suicidalo dimostrano anche le elezioni per la regione Sicilia, che si svolgeranno in contemporanea con le politiche il 25 settembre. Lì hanno strombazzato le primarie per incoronare Caterina Chinnici contro Renato Schifani e anche lì si sono fatti fregare dai pentastellati che hanno mollato Letta e soci al loro destino. L'ultima gaffe è quella con la Polonia, giubilata come paese europeo di serie B. Persino l'ambasciata di Varsavia a Roma ha bacchettato Letta, «fa un favore a Putin». Di questi tempi è roba da infarto.