Odio feroce
Giorgia Meloni, Vittorio Feltri: "Pd ossessionato, mai visto insulti tanto volgari"
Più si avvicina la data delle elezioni e più cresce un odio feroce scatenato da frange progressiste nei confronti di Giorgia Meloni, i cui interventi pubblici vengono accolti con insulti di rara volgarità. I partiti di sinistra, benché si vantino di essere esempi di civiltà e di maturità culturale, assistono muti al linciaggio della leader di FdI, non un rimprovero esce dalla bocca dei progressisti. Gli stessi progressisti, che non perdono occasione per impartire lezioni politicamente corrette e di bon ton, se si tratta di lanciare la prima pietra contro l'avversaria non si tirano indietro, anzi, sono i primi ad avviare la lapidazione.
Negli ultimi tempi costoro non si limitano a riempirla di improperi, alcuni di stupefacente trivialità: sono passati alla violenza. È recentissimo un episodio esecrabile: un gruppo di teppisti nostalgici del comunismo ha addirittura distrutto un banchetto propagandistico della destra. Il che dimostra che aveva ragione Flaiano quando ribadiva che esistono due categorie di fascisti: i fascisti e gli antifascisti. Una mano ai connazionali impegnati nella distruzione della reputazione di Giorgia viene data generosamente dalla stampa straniera, che non ha nulla da invidiare ai cugini italiani. Un giornale tedesco ha sfoderato tutta la sua finezza con queste parole: la Meloni in politica durerà il tempo di un peto. Però, che eleganza. Poi ci lamentiamo delle nostre gazzette e dei nostri poveri scrivani che almeno godono dell'attenuante di essere mal pagati da quando i quotidiani sono in crisi, anche a causa della morte di molti anziani stroncati dal Covid.
È la prima volta nella mia lunga vita che assisto a una campagna elettorale sgangherata quanto quella in corso. Vero che i candidati erano maggiormente presentabili rispetto a quelli di oggi, ma anche l'educazione degli elettori era superiore. Quando, per esempio, nel 1994, dopo Mani Pulite, Gianfranco Fini, segretario del Msi fondato da Almirante, si presentò col suo gruppo alle consultazioni in appoggio a Berlusconi, non si registrarono fenomeni di intolleranza. Si dà poi il caso clamoroso che l'allora capo della destra fu eletto addirittura presidente della Camera, senza che nessuno osasse dargli del fascista. Tutto questo dimostra due cose: il livello morale del popolo e dei suoi rappresentanti era nettamente più elevato, la seconda cosa è che le donne impegnate nelle istituzioni, vedi la Bonino e la Bindi, godevano di un certo rispetto. Ora le prendiamo a peti.