La bomba

Pd, i veri alleati di Putin sono a sinistra: ecco perché puntano il dito contro la destra

Pietro Senaldi

Il quotidiano La Repubblica ha scoperto che da dieci anni una spia russa era operativa in Italia. Si chiama Adela e si era infiltrata nella base Nato di Napoli. Senza saper nulla, a occhio e croce avrei giurato che fossero di più, ma manca ancora un mese di campagna elettorale e scommetterei che le barbe finte di Putin spunteranno come funghi. Casualmente la notizia arriva in contemporanea con la nuova campagna diffamatoria lanciata dal segretario del Pd, Enrico Letta, che compare su un cartellone in campo rosso con sotto la scritta "con l'Europa, scegli", mentre alla sua destra, guardandolo, campeggia in campo nero un perentorio "con Putin". L'elettore è lasciato libero di immaginare chi starebbe bene a fare da contraltare al leader dem: Meloni? Salvini? Berlusconi? Per ora il popolo della rete ha votato e ci ha messo Fratoianni e Conte. Quel che si dice una campagna boomerang... Letta però non si perde d'animo e insiste. Gli sarà capitata tra le mani la media dei sondaggi di Youtrend, che dà il Pd al 22,7%, in calo, oltre un punto e mezzo sotto Fdi al 24,3, e per portarsi avanti sulla sconfitta ha denunciato «forti ingerenze della Russia allo scopo di favorire le destre». I dettagli non seguono in cronaca, bisogna fidarsi delle parole del leader dem, che non cita fonti e fatti, non esibisce prove, neppure tenta un ragionamento argomentato. Si intuisce solo il suo tentativo di delegittimare un'eventuale vittoria del centrodestra ancor prima che essa avvenga, incurante degli effetti che il suo sabotaggio potrà sortire sul rispetto delle regole democratiche, che impongono il riconoscimento dell'avversario, sulla stabilità politica dell'Italia e ancor di più sulla sua credibilità come leader.

 

 

 

VERITÀ ALL'OPPOSTO

Ma in cosa si sostanziano queste ingerenze? Tre settimane fa ci ha provato ancora una volta La Repubblica a venire in soccorso del leader dem, sostenendo che Putin ci stava mandano immigrati dalla Cirenaica per favorire Salvini e soci. Poiché l'elettore medio del Pd non sa nulla di Africa Mediterranea, tant' è che con tutto il partito aderì entusiasticamente alla guerra per cacciare Gheddafi, i cui effetti principali furono sfilare il controllo della Libia all'Italia per regalarlo a Russia e Turchia, toglierci le commesse sul gas e riarmare la bomba immigrati, prese la balla per vera e cominciò ad assimilarla, pronto a restituirla ad amici e parenti nei discorsi da bar. Come spesso accade quando c'è il Pd di mezzo però, la verità è l'esatto opposto di quel che viene raccontato L'ex ministro dem dell'Interno, Marco Minniti, l'unico a sinistra che ha una visione realistica del fenomeno immigratorio e che ha pagato con l'addio alla politica il suo essersi dato da fare per l'Italia a costo di risultare sgradito alla ditta Pd, da giorni sta rilasciano interviste alla stampa di lingua tedesca nelle quali lancia allarmi disperati. Il predecessore di Salvini al Viminale avverte che i flussi migratori dal Sud del Mediterraneo stanno crescendo e afferma che Mosca potrebbe giocare un ruolo della partita. Lo scopo però non sarebbe far vincere il centrodestra il prossimo 25 settembre, perché i flussi dopo il voto aumenteranno, mentre se fossero mirati ad aiutare Salvini e Meloni dovrebbero cessare all'istante, bensì destabilizzare l'Italia e conseguentemente l'Europa. Il meccanismo è il seguente: poiché le Nazioni Unite hanno perso il controllo della Libia, dove non riescono a mandare un inviato speciale, perché servirebbe il consenso di Mosca e Pechino, in questo momento per evidenti ragioni poco inclini a collaborare con Washington, il leader islamista Belhaj, vicino a Putin, potrebbe dalla Cirenaica scatenare un attacco contro Tripoli e cacciare il rivale Dabaiba, che a suo dire gli usurpò la presidenza. La cosa scatenerebbe un conflitto ingestibile da Usa e Ue e potrebbe regalare a Mosca il controllo del Paese, consentendole di aprire a piacimento i rubinetti dell'immigrazione clandestina. In questo scenario da tregenda, che ci porterà a oltre centomila arrivi illegali nel solo 2022, il Pd ancora manda la candidata Boldrini in televisione a difendere la teoria degli ingressi selvaggi, con i disperati che diventano risorse e le navi delle ong che operano in accordo con gli scafisti che sono dipinte da sante traghettatrici. Tutto questo per dire che i migliori alleati di Putin nel campo dell'immigrazione sono i dem, paladini dello sbando senza controllo. E i più temibili avversari sono Salvini, coni suoi decreti sicurezza e i suoi sequestri delle imbarcazioni, e Meloni, che propugna il blocco navale.

 

 

 

ERDOGAN INSEGNA

"Io con l'Europa, chi è contro di me con Putin", recita il cartello elettorale di Letta. La realtà invece è che i nostri partner Ue gradivano la politica del leader leghista al Viminale, che tutelava le frontiere dell'interno continente. Per contro, Bruxelles ha sempre accusato l'Italia a trazione sinistra di essere il ventre molle dell'Unione, e per questo ha sempre ignorato le nostre richieste d'aiuto, disapprovando la politica piddina dei confini colabrodo oppure, come accadde con il governo Renzi, premiato con il via libera allo sforamento di bilancio che gli servì per elargire la famosa mancia elettorale degli 80 euro, pagandoci per accogliere al posto di tutti. Un po' come fa ora con Erdogan, solo che al turco dà molti più soldi. Se fosse davvero europeista, Letta promuoverebbe un'intesa continentale per finanziare il Nord Africa e limitare le partenze. Con meno della metà dei sei miliardi che diamo ad Ankara riusciremmo a fermare gli arrivi dalla Tunisia, devastata da una crisi economica e istituzionale sanguinosa e sull'orlo di esplodere, e potremmo cristallizzare la situazione in Libia. In attesa di occuparci seriamente della pratica. Perché in Nord Africa dobbiamo tornarci noi, a controllare la situazione, prima che il Nord Africa venga da noi e ci condanni al caos. Questa sarà la missione del centrodestra, che così peraltro fermerebbe anche l'espansionismo di Putin nel Mediterraneo.