Sin dal primo momento, l'accordo siglato da Enrico Letta e Carlo Calenda è sembrato a molti una clamorosa fregatura per il primo e per il Pd. Già, negli uninominali i candidati verranno decisi al 70% dai dem e al 30% da Azione. Ma non solo: nella conferenza stampa che ha seguito l'intesa, si è parlato anche di parità di condizioni per quel che riguarda il programma e di due "front-runner", Letta e Calenda appunto. Il tutto a discapito di quello che dicono gli ultimi sondaggi, ovvero che Azione abbia meno di quattro volte i voti di cui è accreditato il Pd.
In Onda, Sallusti: "Il centrodestra va abbattuto, attacco totale dopo il voto"
Nel giorno del difficile accordo tra Enrico Letta e Carlo Calenda, a In Onda si ragiona sulle spaccature nei due schiera...E su questa evidente e clamorosa sperequazione, ospite a In Onda - il programma condotto da Marianna Aprile e Luca Telese su La7 -, picchia duro Alessandro Sallusti, direttore di Libero. Il quale non risparmia giudizi tranchant sul segretario dem.
"Non capisco una cosa - premette Sallusti -. Poi magari Calenda prenderà il 30% e governerà da solo questo Paese. Ma l'ultimo sondaggio dà il Pd al 23,4%, Azione e +Europa al 5,2 per cento. Ma di cosa stiamo parlando? Due front-runner? A me sembra una roba un po' bizzarra, onestamente. Parliamo di parità di condizioni con queste cifre? Secondo me Letta si è bevuto il cervello", infilza il segretario del Pd.
In Onda, Sallusti: "L'operazione di Mattarella contro il centrodestra"
Nel giorno della crisi di governo, a fare il punto su una convulsa giornata politica, ecco Alessandro Sallusti, il diret...E ancora, ribadisce Sallusti: "Di cosa stiamo parlando? Se ha paura che Calenda salga al 20% è un discorso, ma ce lo dovrebbe dire. Altrimenti stiamo parlando di un socio di assoluta minoranza molto bravo mediaticamente, che era riuscito prima di oggi a convincere anche molti elettori di centrodestra del fatto che lui poteva essere il nuovo Silvio Berlusconi. Molto bravo mediaticamente, ma stiamo parlando del 5,2 per cento. Sembra che abbia in mano il destino del Paese...", conclude Sallusti puntando il dito sulla - a tratti inspiegabile - sovraesposizione mediatica di cui ha goduto Calenda dalla crisi di governo in poi.