Chi sale in cattedra
Matteo Renzi, la lezione alla sinistra: "Come si sfida Giorgia Meloni"
Manca poco alla kermesse della Leopolda, epicentro del mondo di Matteo Renzi, il quale scalda i motori in vista delle elezioni dove, ha annunciato, Italia Viva correrà da sola (a meno di cambi di programma). "Abbiamo superato i 2mila volontari in un giorno e mezzo. Stiamo preparando la Leopolda, che si svolgerà nei giorni 1, 2 e 3 settembre e si chiamerà Dammi il 5 - spiega l'ex premier -: chiederemo a ciascuno di portare 5 amici", confida all'Adnkronos il senatore e leader di Italia Viva. "L'obiettivo è arrivare al 5%, siamo convinti di poterci arrivare. C'è grande entusiasmo attorno a questa iniziativa", pone l'obiettivo.
Dunque, sull'idea di correre da soli, spiega: "Andare da soli al voto è la sfida più difficile e come tutte le sfide più difficili è quella che mi carica di più. Durante la crisi di governo del 2021, quella che ha portato alla sostituzione di Conte con Draghi, eravamo soli, soli contro tutti. E tuttavia abbiamo fatto la scelta che tutti, nel corso dei mesi, hanno riconosciuto come lungimirante. Siamo abituati ad andare contro tutti". Su Carlo Calenda, nell'intervista, spiega: "Nel caso di Calenda, la partita dipende solo da lui, è una scelta non facile. Lui parla di doverosa scelta tra un'alleanza col Pd e la corsa al centro. Lasciamo che Azione scelga con molta libertà, con loro i contenuti sono meno distanti che con altri. Noi stasera ci riuniamo e iniziamo a preparare le nostre liste".
Poi una sonora lezione alla sinistra, a quella sinistra che contro Giorgia Meloni e FdI ha iniziato a sbandierare il rischio-fascismo, ha iniziato a oliare e azionare la macchina del sangue. "I sondaggi danno la Meloni al 25% ma dire che ha già vinto è una lettura avventata. Vorrei dire a Meloni che parla di tasse, che ha fatto parte di un governo che ha aumentato la pressione fiscale. Anziché giudicare le persone solo dagli slogan si valutassero i risultati. Noi abbiamo fatto tante, tante riforme. Queste riforme hanno prodotto risultati, posti di lavoro. Abbiamo fatto più riforme che post: il compito di un politico non è fare stories per Instagram ma provare a cambiare il paese". E ancora, Renzi aggiunge: "Il terreno di sfida con la destra non deve essere l'ideologia ma la concretezza. Vinceremo sul tema della concretezza, non gridando al nemico: questa strategia non ha mai funzionato nemmeno ai tempi di Berlusconi. L'avversario non va demonizzato ma sconfitto con idee e coraggio", sottolinea Renzi, marcando la distanza tra lui e la sinistra che contro l'avversario conosce solo fango e odio.
Renzi ne ha per tutti, anche per Luigi Di Maio, con il quale non andrà mai: ogni alleanza è esclusa. "Mi dichiaro più disinteressato che agnostico sul tema. Noi non andremo in una lista con Luigi Di Maio. Sono stato il suo bersaglio per anni e non divento certo il suo compagno di viaggio, oggi", risponde il leader di Italia Viva. Con Di Maio "abbiamo condiviso la responsabilità di dare un governo al paese ma non condivideremo la lista elettorale. Sono quanto di più lontano dai gilet gialli, dai navigator. C'è un oceano che ci separa".
Infine, una battuta su Enrico Letta, sui rapporti col segretario Pd a otto anni dal celeberrimo "stai sereno". "Nel 2014 il Pd ha chiesto il cambio alla guida del governo e molte delle persone protagoniste di quella vicenda sono oggi i principali collaboratori del segretario dem. Quella ferita è stata ampiamente rimarginata", risponde il leader di Iv. "Ho dato una mano a Letta nel passaggio della sua candidatura a Siena, senza Italia Viva le cose sarebbero andate diversamente in quel collegio. Voglio pensare che la distanza tra noi e Letta sia solo politica e non legata a fatti personali. Se fosse legata a fatti personali sarebbe un problema solo suo, non mio", conclude Matteo Renzi.