L'intervista

FdI, bomba di Fazzolari su Berlusconi e Salvini: "Chi guiderà il governo"

Antonio Rapisarda

Domani è previsto l'atteso vertice del centrodestra. Argomento caldissimo: la premiership...
«Anche se non dovrebbe essere un argomento di discussione. Fin dal '94 nel centrodestra la regola vuole che la premiership spetti al partito che prende più voti. All'epoca la partita era impari perché Forza Italia faceva la parte del leone. Ma in campagna elettorale tutti concorrevano con questo obiettivo. Questa regola è durata fino a oggi. Ed è solo grazie a questa che l'alleanza è durata così a lungo...».

Giovanbattista Fazzolari è il responsabile del programma di Fratelli d'Italia. Pragmatico, ancorato alla vocazione occidentale della destra italiana. Concede di rado interviste. Questi, però, sono giorni interessanti. Dunque...

 

 

 

Senatore, la Meloni ha tagliato la testa al toro: senza accordo sul candidato premier non ha senso andare al governo insieme.
«Proprio così. Non abbiamo tempo, perché l'Italia non ha tempo da perdere. Non si capisce, poi, perché proprio oggi si dovrebbe rimettere in discussione una regola che ha sempre funzionato. Anche perché non si capisce quale dovrebbe essere l'alternativa...».

Secondo Forza Italia il premier dovrebbe essere scelto dall'assemblea degli eletti.
«Questo rischia di rendere ancora più complessa la trattativa sui collegi oltre che essere un boomerang per i nostri alleati: diventerebbe una guerra l'assegnazione di ogni singolo collegio. Non so se convenga a Lega e FI fare questo tipo di ragionamento».

Per il Ppe Tajani sarebbe un premier gradito. La giudicate un'ingerenza?
«La prendiamo per quello che è. Ci mancherebbe che il Ppe non dica che un autorevole membro del suo partito sarebbe un ottimo premier. Sarebbe stata una notizia se avesse indicato Giorgia Meloni, il presidente dei Conservatori europei. Insomma, siamo all'oste che fa l'elogio del proprio vino. Ma mi faccia dire una cosa agli amici del Ppe...».

Prego.
«La Meloni guida l'unica forza che può assicurare il rispetto del "livello" di alleanze internazionali della nostra Nazione».

In che senso?
«Abbiamo avuto purtroppo titubanze da parte dei nostri alleati di centrodestra sul conflitto in Ucraina. Abbiamo poi un M5S filo-cinese e simpatizzante della Russia di Putin.
Per non parlare dell'estrema sinistra, alleata del Pd, nostalgica dell'Urss. E infine abbiamo il Pd che oggisulla carta tiene la posizione ma non possiamo non notare che finché il M5S non ha fatto saltare la baracca non aveva alcun problema a parlare di campo largo con i putiniani grillini...».

Un collaboratore del New York Times ha parlato di «futuro tetro» nel caso di vostra vittoria. A voi risultano queste preoccupazioni?
«Il governo statunitense ha già fatto sapere con una nota formale che non vi è alcuna preoccupazione: chiunque vinca è certo che l'Italia rimarrà uno stretto alleato. La posizione più autorevole degli Usa ha "parlato". Il resto è propaganda: dove purtroppo si vede la "manina" pavida della sinistra italiana».

 

 

 

Se le ambasciate e le cancellerie dovessero leggere quest' intervista che cosa dovrebbe emergere?
«FdI non è una forza "anomala": è a pieno titolo una forza conservatrice e di destra istituzionale. Sicuramente può non piacere a chi è abituato ad avere in Italia un partito come il Pd che prende ordini dall'estero invece che seguire il vincolo nazionale. Ci rendiamo conto che per molti in Europa può diventare un problema avere al governo qualcuno con il quale dovranno relazionarsi da pari a pari. E ciò vale in Europa come in Occidente. FdI ha sempre detto in modo chiaro che l'interesse italiano è quello di far parte a pieno titolo del sistema di alleanze occidentali. Ma allo stesso tempo diciamo che è possibile stare nella Nato a testa alta, chiedendo un riequilibrio dei rapporti fra Usa ed Europa. Chiaramente ciò comporta l'onere, per gli europei, di farsi carico della propria difesa».

Dunque, i nostri partner possono stare tranquilli.
«Chi all'estero sta veramente analizzando il dossier Italia sa benissimo chela Meloni è la migliore garanzia che l'Italia rispetti le proprie alleanze. Il resto è folklore e propaganda imbeccata dalla sinistra. I servizi di tutto il mondo quando porteranno il dossier ai propri premier scriveranno nella cartelletta: "Meloni ok"».

Per fermare il centrodestra Letta sta preparando un "listone". Un campo largo a ingresso libero...

«Sono dieci anni che il Pd è al governo con operazioni di Palazzo. Se oggi decide di fare la grande ammucchiata prima, in campagna elettorale, gli va dato merito di aver fatto un passo avanti...».

Sempre dal Nazareno si sono appropriati dell'"agenda Draghi".

«Questo vizio del Pd di cercare una faccia spendibile da mostrare al posto della propria fa sorridere. Ci chiediamo perché il Pd non ha il coraggio di parlare di un'agenda Letta. Noi lo facciamo con l'agenda Meloni. Che non cerca una faccia al posto della sua. Nei primi cento giorni la nostra agenda sarà occupata da tre priorità: presidenzialismo, sostegno a chi crea ricchezza e lavoro in Italia e sicurezza. E questo è solo l'antipasto di ciò che faremo in milleottocento giorni di governo. 

 

 

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