Paghiamo noi

Giuseppe Conte, il prezzo della sua "crisi": 17 miliardi in poche ore

Sandro Iacometti

La crisi politica mette all'angolo Piazza Affari, mettendo il carico su un andamento dei mercati già traballante di suo. Gli indici, complici le tensioni nella maggioranza, sono scivolati di ora in ora mentre al Senato il decreto Aiuti diventava legge con lo strappo dei 5stelle. E fortuna che quando il premier Mario Draghi ha comunicato al Consiglio dei ministri le proprie dimissioni (respinte in serata dal presidente Mattarella) le Borse erano già chiuse. Altrimenti il conto avrebbe potuto essere anche più salato. Non che così sia andata molto meglio. Quando Draghi è salito al Colle il rosso del Ftse Mib a iniziato ad allargarsi. E alla fine della giornata il calcolo dei danni provocati dallo scherzetto di Giuseppe Conte è di 17 miliardi di capitalizzazione andati in fumo, con un calo del 3,44% del listino principale di Borsa. Più del doppio dell'1,4% perso da Parigi e ben più consistente dell'1,86 lasciato sul terreno da Francoforte.

 

 


E a preoccupare c'è anche il balzo dello spread, che oggi sicuramente ci darà altre soddisfazioni. Il differenziale tra Btp e Bund ripartirà da quota 223 punti (dopo aver toccato anche i 228) con un rendimento del decennale italiano al 3,36%. «Le conseguenze principali che vediamo a livello di mercato sono di una sua risalita per l'incertezza politica, un maggiore rischio di esecuzione dei piani del Pnrr anche per la possibile paralisi di alcune riforme, un rischio di ritardi di alcuni dossier politicamente sensibili, come la rete Unica o Rai Way- EI Towers», sottolineano gli analisti di Equita. Le fibrillazioni della giornata non hanno lasciato indifferenti Confindustria. «Assistiamo con totale incredulità», ha detto il presidente Carlo Bonomi, «a sviluppi politici che palesemente ignorano sia gli impegni che il governo ha assunto con la sua maggioranza e con il Paese, sia l'emergenza della situazione internazionale e il ruolo di primo piano del governo italiano in Europa e nella Nato».

 

 

Per il leader degli industriali sono «manifestazioni di totale irresponsabilità che ci lasciano senza parole». «Non è tempo di crisi», è il parere comune degli analisti. «Lo scenario base su cui ci si muove, preferibile borsisticamente, è che la crisi di governo possa rientrare o che si arrivi a un Draghi bis ma lo scenario di elezioni anticipate appare molto concreto», ha detto Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte. Il quadro italiano si muove peraltro in un contesto già di suo molto fragile. L'euro continua a pagare il superdollaro e a finire sotto la parità rispetto alla divisa americana. Poi ci sono timori di una recessione alle porte con l'inflazione che morde senza sosta e il covid che non molla la presa.