Toccare il fondo
Giorgia Meloni, gli insulti di Repubblica: "Non troppo bella, borgatara. E la crema viso..."
Giorgia Meloni dopo l'ottimo risultato di Fratelli d'Italia alle Amministrative, è finita immediatamente nel mirino della sinistra. Non solo quella dei Palazzi, ma anche quella dei giornali. E infatti, puntuale su Repubblica, arriva un ritratto che suona come uno schiaffo in faccia alla leader di FdI. Evidentemente il timore di un exploit alle politiche ha messo subito sull'attenti i progressisti con un killeraggio giornalistico sistematico sulla Meloni. Il pezzo di Repubblica già parte male dal titolo: "Giorgia Meloni icona della destra trash".
E nel pezzo per giustificare il titolo, Marco Belpoliti deve specificare per benino il significato di trash da legare all'immagine della Meloni: "In Vivere e capire il trash, pubblicato l’anno della vittoria elettorale di Berlusconi, sono enucleate le cinque caratteristiche del Trash: la libertà di espressione, il massimalismo, la contaminazione, l’incongruenza, l’emulazione fallita", spiega. Poi arriva il primo affondo: "La parte trash della Meloni consiste proprio nel trasformare alcune delle sue caratteristiche apparentemente fallimentari – l’inflessione romana, da borgatara, il suo modo di vestirsi, le posture che prende nei comizi –, in elementi di libertà e di positività. "Io sono Giorgia" significa: io sono una del popolo, io so come vive la gente che si è fatta da sé. La borgatara diventa perciò una popolana, secondo una tradizione a Roma propria dei personaggi della letteratura dialettale (pasquinate e Trilussa): popolana che dice la verità".
Insomma la Meloni è una "borgatara", una "popolana", tutti termini per evitare di dire una sola cosa: vicino agli elettori. Ma il vero schiaffo arriva anche quando su Repubblica si parla del libro della Meloni, "Io sono Giorgia": "La foto di copertina di Giammarco Chieregato, anch’essa perfetta nell’interpretare il ruolo che vuole avere la candidata Prima ministra, prima donna della storia della Repubblica italiana. Ti guarda dritto negli occhi senza sorridere, in modo quasi neutro. Il punctum dell’immagine è la mano che, senza reggere la testa – non è la foto d’una “pensatrice”, cui la testa pesa –, s’appoggia alla guancia e solleva leggermente la chioma, che cade sul lato destro del viso, mentre il resto del corpo è sfumato. Si tratta senza dubbio della fotografia d’una diva, ma non di una diva cinematografica, e neppure televisiva; piuttosto una foto pubblicitaria in bianco e nero con cui si promuove un prodotto di bellezza, una crema per il viso, oppure un profumo, usando una modella anonima, capace di trasmettere un messaggio diretto: la-uso-io-che-sono-come-te".
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Un ragionamento senza senso che culmina con una supercazzola sulla crema per il viso. Ma non finisce qui, per concludere in bellezza l'attacco si parla anche dell'aspetto fisico della Meloni e del suo nome, leggete qui: "Non troppo bella, e neppure brutta, una donna qualsiasi, che però ci tiene al proprio volto, alla sua pelle. La forza di Giorgia Meloni sta in questa medietà, che sa trasformarsi in un messaggio pubblicitario: nella “naturalezza”. Giorgia, poi, è uno dei nomi più diffusi oggi in Italia tra le bambine, uno dei primi dieci, e proviene, da una antica radice greca: indica la lavoratrice della terra, la contadina". A voi le conlcusioni.