mesi in salita

Draghi rischia il posto da premier? Che cosa significa il ritorno di Mario Monti: un segnale molto chiaro...

Antonio Socci

Sta cambiando il vento per Mario Draghi? Di certo nessuno ha avuto il vento favorevole come lui, in questi quindici mesi del suo governo. È difficile ricordare, nella storia repubblicana, un esecutivo sostenuto dalla quasi unanimità del Parlamento e dal coro - pressoché comple- M. Monti to - dei media (nazionali e internazionali), oltreché dai governi occidentali. Peraltro senza conflittualità sociale (che non è poca cosa). Data questa situazione favorevolissima, di cui mai nessuno aveva goduto, si speravano e si annunciavano grandi risultati. Invece oggi la situazione non è affatto entusiasmante e si cominciano a vedere delle crepe nel consenso al premier e al suo governo. "Lo spread Italia-Germania è salito da 90 punti base (all'inizio del governo Draghi) a 190 di venerdì scorso. Un aumento di 100 punti", fa notare con una certa cattiveria politica Mario Monti. Il quale non manca di ricordare che "nello stesso periodo lo spread Spagna-Germania è salito di circa la metà (53 punti) e quello Portogallo-Germania ancor meno (39 punti)".

 

 


EFFETTO DISSOLTO
Un dato che induce a pensare che stia finendo "l'effetto Draghi" sui mercati internazionali e che non si possa invocare sempre l'alibi della guerra in Ucraina dal momento che la guerra c'è pure per la Spagna e il Portogallo. L'articolo di Monti è un segnale negativo per Draghi anche perché è stato pubblicato come editoriale, ieri, sul "Corriere della sera" che finora ha sempre appoggiato entusiasticamente il premier. Monti ricorda che l'esecutivo Draghi nacque con due missioni: "vincere la pandemia e disegnare e realizzare il Pnrr". Il primo obiettivo - concede Monti - "è stato conseguito". Ma obiettivamente la pandemia è un fenomeno globale e sta finendo in tutto l'Occidente: l'Italia non ha fatto meglio degli altri (anzi, nell'autunno scorso ha gestito male, in ritardo, la somministrazione delle terze dosi del vaccino).

 


Sul "percorso di attuazione" del secondo obiettivo (il Pnrr) "le opinioni non sono univoche" osserva Monti che poi tuona: "poco o nulla è stato fatto sulle riforme strutturali più importanti... per le quali si sono registrati arretramenti da parte del governo che da questo governo non ci saremmo aspettati". Monti evoca pure "i mesi persi per le dispute sul Quirinale" e così riaccende una polemica sgradita a Draghi che da novembre a febbraio fu sospettato, da qualche raro critico, di immobilismo a causa delle sue ambizioni quirinalizie, poi andate tristemente deluse. Non si può dire che in quella circostanza Draghi abbia dato prova di grandi abilità politiche. Tutt' altro. Pure la presunta "successione" del nostro premier alla Merkel, nella leadership politica della UE, che era stata tanto annunciata e celebrata un anno fa dai media, si è dissolta. Con la guerra Ucraina/Russia, Draghi è incorso (anche con il contributo di qualche suo ministro) in una serie di infortuni che - se fosse stato un altro premier - gli avrebbero portato critiche e sarcasmi dalla stampa. Inoltre il premier italiano ha perso la possibilità di fare da mediatore, affacciata inizialmente, perché si è appiattito subito sulla linea "incendiaria" di Biden, oltretutto mentre Francia e Germania marcavano sempre più la loro differenza di posizioni (perché diversi sono gli interessi europei da quelli statunitensi). Infatti la visita di Draghi a Washington, che era stata programmata per incoronare lui come "alleato più allineato", è stata preceduta da due dichiarazioni così nette di Scholz e di Macron in favore della trattativa, che Draghi ha dovuto correggere il tiro in corsa, per non restare isolato in Europa, e il risultato del viaggio è stato un confuso nulla.

 


 

 

TRASFERTA AMERICANA
Peraltro proprio con questo viaggio si sono fatte più decise le prese di posizione di Conte e Salvini contro l'invio in Ucraina di armi pesanti e adesso il premier è atteso da un appuntamento parlamentare in cui non potrà più ignorare il fatto che la sua maggioranza è in buona parte orientata contro l'invio (in sintonia peraltro con la maggioranza degli italiani). Le crepe dunque sono tante e aumenteranno sempre più se alla crisi economica e sociale dovuta alla pandemia ora succederà, invece della forte ripresa prevista, un'altra dura crisi a causa della guerra. Se le anticipazioni di Bloomberg sono esatte proprio oggi la Commissione europea rivedrà le stime di crescita dell'Eurozona per il 2022 con un crollo drastico del pil dal 4 per cento stimato a febbraio al 2,7 per cento (l'Italia perderebbe un punto e mezzo rispetto a febbraio andando probabilmente sotto la media dell'eurozona). Inoltre l'inflazione è data al 6,1 per cento, contro il 3,5 per cento delle stime precedenti. Di fronte a uno scenario così drammatico, Draghi deve mostrare finalmente le sue capacità in materia economica, visto che in questi mesi, obiettivamente, le sue capacità politiche di statista -in Italia e nel mondo -non si sono viste.