Femministe in campo
Rimini, Laura Boldrini molesta gli alpini: le scappa la frase choc sui militari
«Violenti», «animali», «molestatori», «stupratori», «fanatici», «primitivi», «fascisti», «tastatori di culi». La sinistra dichiara guerra al corpo degli Alpini, rubricato senza tanti giri di parole a manipolo di vecchi rattusi, avvinazzati, erotomani con la penna "viagrata". L'occasione, quella degli episodi di molestie denunciati a Rimini durante il raduno militare, riaccende il faro su un prototipo di uomo mai sufficientemente crocifisso: il maschio alfa. E intorno al desiderio di dominio sulla donna: il patriarcato. Se poi questo sordido individuo saluta pure romanamente, ciao: schifo dello schifo. È «gravissimo» quanto sta emergendo sul raduno degli Alpini, dichiara la deputata dem Laura Boldrini. Si parla di «centinaia di donne che denunciano molestie di vario genere». Vanno accertate «tutte le responsabilità degli episodi. È inaccettabile che incontri di uomini diventino occasione per osare sfogo a violenza e istinti più beceri». La collega Barbara Pollastrini prova «ammirazione per le donne che hanno denunciato». Così «si è alzato il sipario sulle molestie e le offese durante il raduno degli Alpini». Passano «i secoli», lamenta la deputata del Pd, ma gli uomini non cambiano mai: «Resta la logica di sopraffazione e di dominio sulle donne». La tragedia della guerra in Ucraina, prosegue, è lì a ricordarci «come nelle condizioni estreme lo stupro è armadi guerra, scalpo, segno di affiliazione al fanatismo». Rimini come Mariupol. Non c'è da minimizzare, scrive su Facebook l'eurodeputata dem Alessandra Moretti: «Le oltre cento denunce non vanno derubricate con il solito "raptus" del maschio. Non esiste alcun "richiamo della foresta" o alcun riferimento alla natura primitiva del maschio, alfa o beta che sia, che possa giustificare una manata sul sedere o una frase imbarazzante o peggio».
Leggi anche: "Insultate dagli alpini". Ma è solo fango: cosa è successo davvero alla Adunata di Rimini
IL CASO IN PARLAMENTO - La senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti fa il bilancio della situazione: «Per tre giorni manate, molestie, ammiccamenti, urla volgari. Qui c'è la fotografia di un comportamento maschile stereotipato», dell'uomo che regredisce «al genere animale». Interviene anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Non senza imbarazzo: «I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi che consentono all'opposto dei valori degli Alpini». Secondo Guerini è sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo «non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare nessuna esitazione». Gli Alpini non c'entrano, sostiene il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, i fatti di Rimini sono qualcosa che «riguarda una umanità deviata che nulla può avere a che spartire con i valori del glorioso corpo delle penne nere». Gli episodi vanno «accertati e perseguiti», non devono "sporcare" la storia degli Alpini. Il deputato di +Europa Riccardo Magi annuncia un'interrogazione parlamentare: «Di fronte a queste denunce non si può avere un atteggiamento omertoso: si sta indagando? Si stanno verificando le immagini delle telecamere?».
CENTRODESTRA CAUTO - Sul caso interviene anche Matteo Salvini: «Giusto condannare episodi di molestie o maleducazione, se sono stati segnalati (anche se all'Ana non risultata nessuna denuncia)». Scorretto e indegno invece, prosegue il leader leghista, «additare il glorioso corpo degli Alpini, da sempre esempio di generosità, sacrificio e rispetto, come simbolo di violenza e volgarità». Giù le mani dagli Alpini, conclude il Capitano. Parole che attirano le critiche della sinistra. Sui social il leader leghista è attaccato anche da Selvaggia Lucarelli: «O ritiene che le ragazze abbiano mentito o legittima la violenza». In entrambi i casi Matteo fa «schifo». Secondo la giornalista, quella dell'alpino erotomane è una vecchia storia: «In tutte le città, in tutti i raduni: è così dagli Anni 80». Anche Giorgia Meloni chiede di fare chiarezza: «La criminalizzazione dell'intero corpo alla quale stiamo assistendo in queste ore è inaccettabile».