Il retroscena
Giuseppe Conte, svelato il suo piano: ha due nomi nel mirino. Chi vuole fare fuori
Dapprima era un sospetto. L'avevano detto a Enrico Letta, lunedì, i capi delle correnti del Pd, riuniti a Montecitorio: «Attento, che presto potresti trovarti senza Conte, che non ha più interesse a stare con noi». In pochi giorni quel sentore ha acquistato consistenza: Giuseppe Conte vuole mollare i democratici, per far correre i Cinque Stelle da soli alle elezioni. L'equivalente politico dell'intervento chirurgico per la ricostruzione della verginità: cavalcare l'onda pacifista per rifarsi l'immagine di movimento duro e puro, il più simile possibile a quello che il 4 marzo del 2018 convinse un italiano su tre. E di elettori da recuperare ce ne sono milioni, visto che oggi il M5S ha solo il 13% delle intenzioni di voto.
«Conte è disperato, fa l'antimilitarista per fermare il calo dei Cinque Stelle, e se vede che questa strategia rende non si arresterà», commentava ieri seraun parlamentare del Pd. Proprio per rimarcare la loro differenza dagli "altri", i grillini (o almeno l'ala che fa capo a Conte, contrapposta a quella di Luigi Di Maio) uscirebbero dalla maggioranza e dal "campo largo" (mica tanto, a questo punto) che Letta sta cercando di organizzare per contrapporsi al centrodestra.
LA LEGGE ELETTORALE - Il vincolo della legge elettorale, che premia le coalizioni a scapito dei partiti che corrono in solitaria, non pare decisivo.
«Per Conte, presentarsi da solo nei collegi potrebbe essere più conveniente che farlo assieme a quelli che sono sempre al governo, cioè noi del Pd», spiegano ancora dal Nazareno. L'incentivo a rompere l'alleanza coi democratici, insomma, sarebbe forte pure se le regole del voto restassero queste e non fosse introdotto il sistema proporzionale. Gira anche una data: «Potrebbe far saltare tutto a ottobre». Ossia prima del varo della manovra, in modo da muoversi negli ultimi mesi della legislatura con le mani libere, attaccando ogni giorno il governo Draghi e ciò che resta della maggioranza.
Visto ciò che sta combinando Conte, c'è da chiedersi se davvero la coabitazione con Mario Draghi e Letta possa andare avanti per altri cinque mesi. Ormai, ogni volta che il giurista pugliese prende la parola, lo fa per allargare il fossato che lo separa da loro. Ieri ha posto «condizioni» per la permanenza del suo partito al governo, tra cui il mantenimento del superbonus per l'edilizia, che secondo Draghi ha fatto triplicare i costi delle ristrutturazioni.
Conte gli dice di essere rimasto «molto sorpreso nel veder deprezzare una misura che ci ha fatto ricevere il plauso della presidente von der Leyen».
Insiste nell'opporsi alla cessione di materiale militare all'Ucraina, sostenendo che «non abbiamo le risorse e neanche la voglia e la vocazione», e attacca ancora Draghi per essersi rifiutato, prima del viaggio a Washington, di presentarsi in parlamento, dove probabilmente avrebbe trovato ad attenderlo una mozione dei grillini contro l'invio a Kiev di «armi offensive». «Sono rimasto sorpreso: nessun'altra forza politica si è associata alla nostra richiesta», dice Conte rivolto agli alleati del Pd. (Tutto questo, come noto, dopo che il M5S ha votato la mozione che impegna il governo a sostenere l'esercito ucraino contro l'aggressione russa).
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Fedele alla narrazione suggerita da Rocco Casalino, Conte dipinge un movimento "scomodo" e per questo nemico di da tutti: «Stiamo disturbando?
Dobbiamo essere trattati come molestatori?». Pure l'inceneritore che Roberto Gualtieri vuole costruire nella capitale, e per il quale il governo gli ha conferito poteri speciali col "decreto Aiuti", diventa argomento da crociata contro il Pd e contro Draghi: «Non è possibile che ci venga chiesto di firmare una cambiale in bianco per far realizzare un termovalorizzatore.
Si è consumato un ricatto».
IL FILO CHE LEGA ALL'ANPI - La voglia di cercare lo scontro per mettersi in mostra è chiara, la motivazione pure: Conte vuole intercettare l'area antioccidentale dell'elettorato, che non si sente rappresentata dal Pd. C'è un filo che unisce lui e i Cinque Stelle all'Anpi di Gianfranco Pagliarulo, che invoca «un'ampia mobilitazione popolare» contro l'invio di armi all'Ucraina organizzato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e sarà interessante vedere se qualcuno del movimento si presenterà in piazza con l'associazione dei partigiani rossi e la sinistra pacifista. La collisione con il Pd è nei fatti, anche se Letta finge di non vederla. «La crisi di governo? Non credo che ci sia nessuno che la voglia», dice da Siena il capo dei democratici. E in fondo è vero: ciò che interessa a Conte è piazzarsi all'opposizione di Draghi e lucrare consensi da ß. Magari dopo essersi separato da Di Maio e da tutti quelli che gli vanno appresso, liberando così spazio nelle liste elettorali, l'unica cosa che alla fine conta davvero.