Ministri degli Esteri
Sergey Lavrov a Zona Bianca: "L'Italia? Una sorpresa...". Regolamento di conti con Di Maio
"Alcune dichiarazioni di politici e media italiani sono andate oltre le buone norme diplomatiche e giornalistiche". Sergey Lavrov sceglie Zona Bianca, il talk di Rete 4 condotto da Giuseppe Brindisi, per parlare all'Italia e "bombardare" il nostro governo. Il ministro degli Esteri russo non lo nomina mai, ma uno dei destinatari delle sue parole, durissime, sembra essere l'omologo Luigi Di Maio, titolare della Farnesina che qualche settimana fa aveva definito il presidente russo Vladimir Putin "un animale" per gli orrori bellici in Ucraina.
"L'Italia - ha aggiunto Lavrov - è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa. Eravamo abituati all'idea che l'Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero". Il ministro degli Esteri russo, a lungo considerato "la colomba" del cerchio magico del Cremlino, ha poi ribadito che i Paesi europei importatori del gas russo, come l'Italia, devono pagarlo in rubli perché, ha affermato, "hanno rubato" a Mosca le sue riserve valutarie in dollari ed euro depositate presso le banche europee imponendo un congelamento nell'ambito delle sanzioni. "Voi pagherete comunque nella valuta prevista dai contratti - ha sottolineato - ma le forniture verranno considerate pagate quando queste somme saranno state convertite in rubli, che non possono essere rubati. Per gli acquirenti non cambierà nulla, pagheranno stesse somme previste dai contratti".
Quando alle finalità dell'invasione dell'Ucraina, il braccio destro di Putin continua a gettare fumo negli occhi: "Non vogliamo rovesciare il presidente ucraino Zelensky. Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall'Ucraina non vengano più minacce per la Russia". L'onere del conflitto, insomma, secondo il Cremlino sarebbe tutto sul conto di Kiev.