Il caso
I russi in Lombardia per il Covid? "Indagate su quei ventilatori". La strage silenziosa di italiani, accusa sconvolgente
Con due anni di ritardo - e alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina - in Italia si sta cercando di fare chiarezza sulla delegazione russa (composta principalmente da militari) arrivata il 22 marzo 2020, nel momento più drammatico dell’epidemia di Covid. Gregorio Fontana, questore della Camera e membro della Commissione Difesa, ha depositato un’interrogazione “sulla gestione dei circa 150 ventilatori che sarebbero giunti in Italia dalla Russia in quella occasione e consegnati a diverse strutture sanitarie del nostro Paese, tra cui quelle di Bergamo e Milano”.
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“Da quanto è stato possibile apprendere - ha continuato il deputato azzurro - questi delicati apparati sanitari salvavita avrebbero presentato malfunzionamenti tecnici, mancanza di marchio CE. Pertanto, viste le numerose polemiche di questi giorni, è necessario fare chiarezza, una volta per tutte, anche sull’affidabilità e sull’efficienza di questi apparati, accertando che modello è stato fornito dalla task force russa, a che titolo - oneroso o meno - in che quantità e come siano stati distribuiti sul territorio nazional”. Tutto ciò con lo scopo di “togliere ogni dubbio sulla possibilità che tali apparecchi abbiano messo in pericolo la vita dei pazienti italiani”.
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Nel frattempo Agostino Miozzo al Corriere della Sera ha dato conto della riunione segreta tra la delegazione russa e quella italiana, alla quale era presente anche il Cts: “Il generale Kikot ci disse che gli accordi di alto livello prevedevano sanificazioni su tutto il territorio e disse che loro intendevano sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici. Il colloquio fu interrotto varie volte ma decidemmo di non accettare alcuna offerta di quel tipo. La riunione terminò con l’autorizzazione a entrare soltanto in alcune strutture sanitarie”.
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