Controcorrente
Gianluigi Paragone, lo schiaffo a Zelensky: "Chi è davvero il premier ucraino, perché non sono in aula"
Gianluigi Paragone oggi 22 marzo non ascolterà in aula al Senato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, "pur provando un senso di pietas profondo per il popolo ucraino tormentato dalle bombe e dai colpi di Putin, il quale - ben inteso - resta l’aggressore. E gli aggressori restano nella colonna sbagliata della Storia, per quanto la stessa Storia si prenderà cura di studiare le cause di questo conflitto. Che sono come la polvere che si cumula sul tavolo. E che portano anche le impronte digitali dell’Europa e ancor più degli Stati Uniti d’America", spiega il leader di Italexit in un articolo pubblicato su Il Tempo in cui spiega le ragioni della sua contestazione.
Leggi anche: Ucraina, le notizie di oggi sulla guerra. "Biden vuole mandare più soldati Usa in maniera permanente in Europa"
"Non ho rapporti diretti o indiretti con Putin o con i suoi gangli: non ho preso soldi, non ho relazioni finanziarie, non ho consulenze e non ho nemmeno indossato maglie di propaganda. Ho solo il dannato vizio di leggere i fatti per quello che sono. E ancor più sono interessato a una Pace possibile, così come ho cura di difendere gli altrettanto sacrosanti interessi dell’Italia, ancora una volta frettolosamente coinvolta dal governo a recitare una parte diversa da quella che le sarebbe propria, cioè di mediazione", sottolinea Paragone.
Leggi anche: Alessandro Orsini: "Vladimir Putin un criminale di guerra, ma attenti a non umiliarlo". Che rischi corre l'Europa
Secondo Paragone, Zelensky "non è un ambasciatore di pace, per quanto la narrazione dominante lo voglia dipingere come il Buono della Storia. E' un aggredito che ha il pieno diritto di difendersi, ma ha il torto di volere tutti coinvolti nella sua azione di Resistenza al Cattivo, obbligando tutti a stare dalla sua parte". Quindi chiarisce: "Nessuno dubita che in Ucraina si stia consumando una tragedia. Quel che metto fortemente in discussione è se siamo sulla strada dell’accordo pacificatore. Invitare in parlamento Zelensky mi sa tanto di omologazione: lo hanno fatto loro allora lo dobbiamo fare anche noi". E conclude: "A dare retta a Zelensky portiamo dritto dritto il Vecchio Continente nella terza guerra mondiale. E non vorrei che questa situazione facesse comodo a qualcuno al di là dell’Oceano. Un qualcuno che ha fatto male in conti con la Russia e la Cina fin da l’inizio".
Il tuo browser non supporta il tag iframe