Dietro le quinte
Mario Draghi, lo sfogo al vertice: "Allora trovatevi un altro". Tensioni anche con Giancarlo Giorgetti, governo nel caos
"Non siamo qui per scaldare la sedia e neanche per perdere tempo. Se ai partiti e al Parlamento non va bene questo governo, trovatevi un altro governo": alla fine la bomba Draghi è esplosa. La miccia - come racconta Tommaso Ciriaco in un retroscena su Repubblica - si è accesa ieri durante il confronto in cabina di regia con i ministri capidelegazione. A far innervosire il premier sarebbe stato il caos che si è scatenato alla Camera due notti fa, quando la maggioranza è andata sotto quattro volte nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali.
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Quando è venuto a sapere delle "liti" nella sua maggioranza, Draghi si trovava a Bruxelles per il Consiglio europeo. La sua irritazione sarebbe stata tale da anticipare addirittura il volo di ritorno di ben quattro ore, dalle 18 alle 14, "consegnando il discorso sull’Africa ad Emmanuel Macron", contina Ciriaco. Atterrato a Roma, l'ex banchiere ha visto Sergio Mattarella e poi i capidelegazione. La crisi di governo, per la prima volta dall'insediamento di Draghi a Palazzo Chigi, è parsa concreta. "Quanto successo nelle ultime ore è grave. Un voto unanime in consiglio dei ministri non può essere sconfessato un minuto dopo in commissione. Così non si va avanti", avrebbe detto in cabina di regia.
Probabilmente nessuno nel governo si aspettava questa reazione da parte di Draghi. Quest'ultimo, però, avrebbe tenuto il punto fino alla fine della riunione, ricordando ai partiti quanto sia precario il momento attuale: "Ci sono delicate questioni internazionali. Dobbiamo approvare la legge sulla concorrenza, altrimenti perdiamo risorse. Abbiamo una delega fiscale ferma". E ancora: "Se dobbiamo fare un anno di campagna elettorale, allora tanto vale dirlo chiaramente: abbiamo scherzato. Tanto vale prenderne atto". A quel punto Giancarlo Giorgetti avrebbe provato a controbattere: "Presidente, su alcuni temi centrali devi coinvolgere i leader". Altri poi avrebbero sottolineato il timore dei peones di non essere rieletti. "Io rispetto il Parlamento. Tutti state sostenendo cose ragionevoli. Ma mi interessa fino a un certo punto - avrebbe chiosato Draghi -. Noi siamo un governo del fare. Bisogna essere realisti, non idealisti".